TAORMINA. Raramente si incontra nella letteratura europea una visione così cupa e disperata dell’uomo, come in «Il Sogno di un uomo ridicolo» di Fëdor Dostoevskij, in scena al Teatro di Morgantina domani e il giorno successivo al Teatro Romano di Catania. Un monologo che è una sfida anche per l’attore più consumato, e, dunque, una delle ossessioni di Gabriele Lavia che torna in Sicilia per il Festival di Taormina Arte e di Anfiteatro Sicilia. E’ la sofferente storia di un uomo che giunto a 46 anni si accorge di essere solo, bistrattato da tutti e soprattutto ridicolizzato, e quando la tensione e la depressione raggiungono l'apice decide di suicidarsi con un colpo di rivoltella, ma proprio quando è con l’arma carica in mano si addormenta e sogna di morire e andare in Paradiso. E il paradosso è che nemmeno la luce e la beatitudine del Paradiso riescono a dargli serenità, anzi è lui che contagia l’Eden con la sua miserevole vita. Si tratta di un testo che colpisce al cuore la corruzione, il degrado, l’assenza di ogni virtù. Lavia, che firma pure la regia, da solo riesce a tenere in pugno il suo pubblico e ha ottenuto finora recensioni lusinghiere.