ROMA. Il fatto che il coroner abbia accertato che si sia impiccato dopo un concerto non fa che aumentare lo smarrimento di fronte alla morte di Chris Cornell. C'è davvero un alone spettrale attorno alla rivoluzionaria vicenda del Grunge, purtroppo segnata da una lunga, troppo lunga, serie di morti precoci.
A cominciare da Andrew Wood, il carismatico leader dei Mother Love Bone, unanimamente riconosciuto come il fondatore del movimento Grunge, il compagno di stanza di Chris Cornell e il suo amico del cuore, stroncato a 24 anni da una devastante dipendenza dall’eroina.
Come il povero Layne Staley, il cantante degli Alice in Chains, Scott Weiland, voce degli Stone Temple Pilots e poi dei Velvet Revolver, Mike Starr, bassista degli Alice in Chains, per non dire del suicidio di Kurt Cobain, che con l’eroina si è distrutto la vita.
Proprio Cornell, in un libro dedicato al suo mai dimenticato amico Andrew Wood, aveva sottolineato come la sua morte avesse rappresentato l’evento che aveva condotto la scena di Seattle a immergersi in una spirale collettiva di autodistruzione. E' davvero un giorno triste per la Generazione X, per cui questa musica è un diario esistenziale e sentimentale, un racconto fondamentale per capire la stagione a cavallo tra gli anni '80 e '90. Di questo racconto Chris Cornell è stato una figura centrale, decisiva, un punto di riferimento.
All’anagrafe di Seattle (era nato il 10 luglio 1964) era registrato come Christopher John Boyle, Cornell era il cognome della madre, adottato dopo il doloroso divorzio dei genitori. Alla grande popolarità è arrivato quando nel 1984 ha formato i Soundgarden, la band che ha rappresentato la parte più legata al suono hard and heavy della scena di Seattle, insieme agli Alice in Chains. La band esplode a livello mondiale nel 1994 con la pubblicazione di «Superunknown», un album da nove milioni di copie denso di liriche ispirate dalle poesie di Silvia Plath e dedicate a temi cupissimi: morte, suicidio, abuso di droghe ... Musicalmente è un capolavoro, con un sound molto più aperto a influenze diverse: spicca su tutte «Black Hole Sun», ancora oggi uno dei brani manifesto del Grunge.
I Soundgarden si sono sciolti negli anni '90 e riformati nel 2010: proprio con la sua prima band Chris Cornell ha suonato a Detroit l’ultimo concerto della sua vita.
La sua vita artistica è fatta anche da altre tappe importanti: innanzitutto il primo super gruppo della sua carriera, i «Temple of the Dog», una band, durata dal 1990 al 1992 dedicata ad Andrew Wood e formata con Stone Gossard e Jeff Ament, i due Pearl Jam che hanno iniziato proprio con i Mother Love Bone, Matt Cameron, il batterista dei Soundgarden entrato poi nei Pearl Jam, e Mike McReady, il chitarrista solista dei Pearl Jam.
Anche la sua prima avventura dopo scioglimento dei Soundgarden è stata con una super band, gli Audioslave formati insieme a Tom Morello, Tim Commerford e Brad Wilk, ossia i tre Rage Against The Machine che si erano separati da Zack De La Rocha. Oggettivamente questa band non ha rispettato le aspettative, rimanendo in un limbo sospeso tra Led Zeppelin, grunge, virtuosismi e tentativi di allargare gli orizzonti musicali. La reunion dei Soundgarden non è avvenuta per caso. Chris Cornell, che era un uomo di intensa bellezza, ha avuto anche una carriera solista, con alcuni titoli interessanti, un brano per Casino Royale, il blockbuster con il Bond di Daniel Craig, uno per gli Avengers, il kolossal targato Marvel, collaborazioni con Slash, Santana, Timbaland.
Cosa sia accaduto nella maledetta notte di Detroit, una delle capitali della musica, non è ancora del tutto chiaro, ma sembra orami certo che Cornell si sia impiccato come era apparso probabile già in un primo momento, dopo il ritrovamento del cadavere da un amico del cantante nel cuore della notte in una camera d’albergo nel centro della città. Resta la triste certezza che questa morte renderà ancora più doloroso il trauma di una generazione.
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