Giovedì 19 Dicembre 2024

Un po' di Sicilia a Cannes: i film in gara su periferie e donne forti

Selene Caramazza, l'attrice di Favara protagonista del film Cuori puri

ROMA. Le donne forti che resistono, i bambini che colpe non hanno, la periferia: è con questo volto, tutt'altro che perfetto, certamente urticante ma anche molto realistico, che l’Italia va al Festival di Cannes (17-28 maggio) grazie ai film di registi che non hanno paura di raccontare dove siamo e come siamo. C'è Fortunata (Jasmine Trinca) che nell’omonimo film di SERGIO CASTELLITTO (Un Certain Regard) si affatica dalla mattina alla sera, troppo giovane e confusa per crescere la figlia e resistere ad un marito violento che non si rassegna al fallimento del matrimonio come troppo spesso accade. E l'indipendenza economica è l’occasione del riscatto di una vita piena di dolori. C'è Giovanna (Raffaella Giordano) che nel film di Leonardo Di Costanzo L’INTRUSA (Quinzaine des Realisaterus) alla periferia di Napoli ha fondato una masseria per bambini, un’oasi, per sottrarli al degrado ma che si trova ad accogliere, con tutti i drammi che ne conseguono, Maria che è la moglie di un killer camorrista che vuole sfuggire al 'sistemà della sua famiglia. In SICILIAN GHOST STORY di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia (Semaine de la critique) c'è Luna (Julia Jedlikowska polacco-palermitana), una ragazzina testarda che lotta nel paese dell’omertà perchè il suo compagno di classe Giuseppe (Gaetano Fernandez del quartiere Zisa di Palermo) di cui è innamorata è scomparso e nessuno lo cerca neppure la polizia, è figlio del pentito ed è meglio non parlarne (è l’atroce storia di Giuseppe Di Matteo il bambino sciolto nell’acido dai corleonesi di Brusca e il film sotto forma di fiaba ha il valore di ricordarcela). C'è Agnese (Selene Caramazza di Favara) di CUORI PURI esordio di Roberto De Paolis (Quinzaine) che a 18 anni è sotto lo scacco della madre che le vorrebbe far prendere il voto di castità e invece perde la verginità dietro ad un ragazzo di borgata che arranca e si arrangia (Simone Liberati). E poi ci sono i bambini, le vittime di tutto, che colpe non hanno ma che da sempre sono a rischio di persecuzione per le colpe dei padri, i figli dei camorristi di Scampia e dei mafiosi di Altofonte oppure i rom di A CIAMBRA di Jonas Carpignano (Quinzaine), che vivono da sempre a Gioia Tauro in Calabria e che il regista per dare maggiore verità ha preso proprio nella loro comunità. Sullo sfondo, ma alla fine protagoniste più degli attori, ci sono le periferie, i territori dove i conflitti sociali diventano aspri, dove la guerra è tra poveri, dove legalità e illegalità si fronteggiano anche nelle piccole spicciole cose e dove il razzismo contro profughi, rom e migranti può diventare necessità. Unica eccezione a quest’Italia brutta sporca e cattiva che va a Cannes è DOPO LA GUERRA, il film di Annarita Zambrano (Un Certain Regard) che racconta un dramma familiare all’interno di una famiglia borghese lacerata dalla violenza degli anni '70, tra fuoriusciti accolti dalla Francia e parenti in Italia costretti a fare le spese della giustizia. Con Giuseppe Battiston, Barbora Bobulova, Charlotte Cetaire e Jean Marc Barr nel cast. Per il glamour invece schieriamo il top, la madrina Monica Bellucci, sempre più internazionale mentre un pezzo illustre di storia del cinema come Claudia Cardinale danza sui tetti di Roma nell’immagine ufficiale del festival. Nell’edizione monstre, il 70esimo (17-28 maggio) nessun film italiano è in gara per la Palma d’Oro e la mappa tricolore si compone di 6 film in tutto.

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