LUCCA. «Recitare è come andare da uno psicoterapeuta. E’ un gesto confessionale e a volte è un grande privilegio trovarsi in questa posizione». Così Sergio Castellitto a Lucca in occasione dell’incontro sul tema "cinema e terapia" al Teatro del Giglio, in occasione del Lucca Film Festival e Europa Cinema organizzato da Mario Sesti in collaborazione con la Fondazione Mario Tobino. L'attore regista ha, infatti, più volte raccontato le vite di persone e gruppi legati al mondo della salute mentale, interpretando ad esempio il personaggio del neuropsichiatra nel film 'Il grande cocomero' e quello del terapeuta nella serie televisiva In Treatment (giunta alla terza stagione). A tal proposito, Castellitto, ha detto «non sono mai andato in terapia ma ho fatto l’attore per 30 anni e quindi praticamente l’ho fatto a gratis». Castellitto ha poi parlato del suo ruolo di attore e regista e ha spiegato come «è più frustante stare dalla parte del regista che dalla parte dell’attore. Il regista non è mai sostanzialmente contento, perché costruisce il suo mondo prima nella sua testa e poi non lo rappresenta quasi mai come se l'era immaginato». E sul cinema italiano, poi Castellitto ha spiegato «per tanti anni i nostri film venivano realizzati in funzione del passaggio televisivo in prima serata, e questo condizionava la qualità definitiva, ora invece si va in direzioni sempre più estreme anche in televisione - penso ad esempio a Black Mirror o Breaking Bad - e dovremmo esser capaci di intercettare questo cambiamento. Il cinema è quasi un reperto archeologico, offre spazi narrativi molto ristretti rispetto alla serialità televisiva». Rispondendo poi alle domande sul successo delle serie tv internazionali rispetto a quelle italiane ha detto scherzosamente «ve lo immaginate se in Black Mirror al posto del primo ministro inglese avessero usato uno dei nostri primi ministri italiani, come Renzi?».