ROMA. Stando agli ultimi verdetti di Hollywood, nella corsa all'Oscar per il migliore attore protagonista, sono due i nomi più vicini alla statuetta.
Il superfavorito Casey Affleck che per Manchester by the Sea di Kenneth Lonergan ha già vinto oltre 20 premi compreso il Golden Globe e Denzel Washington per Barriere.
L'attore (anche regista del film) ha appena conquistato lo Screen Actors Guild Award, che dal 2006 ha coinciso nove volte su 10 con il vincitore dell'Academy Award.
La sorpresa potrebbe arrivare da Ryan Gosling (anche lui premiato ai Golden Globe) con La La Land di Damien Chazelle.
Meno chance, secondo gli esperti, per Andrew Garfield con La battaglia Hacksaw Ridge di Mel Gibson e Viggo Mortensen per Captain Fantastic di Matt Ross; ma non sarebbe la prima volta che a spuntarla fosse uno 'sfavorito'.
La vittoria dell'Oscar sancirebbe per Casey Affleck, classe 1975 (già nominato nel 2008 come non protagonista con 'L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford') la consacrazione nella A-list di Hollywood, e l'uscita definitiva dall'ombra del fratello maggiore Ben.
Attore e regista antidivo, inquieto, ama i «personaggi perdenti» come dice lui stesso.
La straordinaria intensità con cui ha dato volto a Lee, un uomo schiacciato dai fantasmi del passato in Manchester By the sea (candidato a sei Oscar, in arrivo nelle sale italiane dal 16 febbraio) ha incantato i critici.
Un successo, che almeno finora non è stato turbato dal riemergere delle accuse di due donne contro l'attore per molestie sessuali.
Per Denzel Washington, classe 1954, che di Oscar ne ha già vinti due su sei nomination, come miglior attore non protagonista in Glory (1990) e miglior attore protagonista per Training Day (2002), stavolta il ritorno in gara, è duplice, a un anno dagli #Oscarssowhite. Infatti è nominato sia come attore, che come produttore visto che il suo Barriere (quattro candidature in tutto, in Italia dal 23 febbraio) è in lizza anche come miglior film. Un trionfo per la prima trasposizione di una piece (già interpretata da Washington a teatro nel 2010, al fianco, come nel film, di Viola Davis) del grande drammaturgo afroamericano August Wilson. Washington nella storia è Troy Maxson, 50enne pieno di vita e di abbia, che rischia di distruggere la sua famiglia.
Il canadese 36enne Ryan Gosling, che sui set ha debuttato a 13 anni, con il Mickey Mouse Club, ha saputo costruirsi un percorso esemplare.
Dall'esordio al cinema, a 17 anni ha alternato opere indie (stringendo sodalizi con nuovi autori come Derek Cianfrance e Nicolas Winding Refn) e produzioni hollywoodiane: lo vedremo presto anche nell'atteso sequel di Blade Runner. Già nominato agli Oscar nel 2007 per il ruolo di un professore con un segreto in Half Nelson, stavolta è in corsa per il personaggio di Sebastian, pianista jazz (tre mesi di studio per sembrare credibile) innamorato di un'aspirante attrice, Mia (Emma Stone, grande amica nella vita) nel musical da 14 nomination, La La land di Damien Chazelle.
È a un anno di svolta il 33enne anglo-americano Andrew Garfield, che smesso il costume da Spider-man ha regalato due personaggi a confronto con i limiti e la forza della propria fede.
Un gesuita che affronta la persecuzione nel Giappone del 17/o secolo in Silence di Martin Scorsese, e la storia vera di Desmond T. Doss obiettore di coscienza che durante la II Guerra Mondiale, senza usare armi, salvò 75 soldati, nel film che ha portato a Garfield la sua prima nomination, La battaglia di Hacksaw Ridge di Mel Gibson. «Andrew vive il personaggio in una maniera straordinaria» ha detto il regista.
Infine, è alla seconda candidatura, dopo quella del 2008 per La promessa dell'assassino, Viggo Mortensen, in corsa stavolta con il ruolo di papà sui generis costretto a riportare i suoi figli, educati fra i boschi, nel 'mondo realè in Captain Fantastic di Matt Ross. Appassionato di calcio, arte e letteratura (ha anche una sua casa editrice) il 58enne Mortensen, non ama i rituali di Hollywood ed è sempre pronto a cambiare genere e Paese inseguendo personaggi interessanti, dal Signore degli anelli ai film di Cronenberg.
«Non c'è un piano in quello che faccio - ha detto a the Guardian - a parte cercare film che possano ancora piacere alla gente tra 10 anni».
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