LOS ANGELES. Chi è il responsabile della circolazione delle tante «fake news», le notizie false in circolazione nel mondo? Oliver Stone non ha dubbi: non sono i canali non convenzionali ma, al contrario, le testate giornalistiche più prestigiose. Presentando il documentario Ukraine on Fire, di cui è produttore e che racconta la rivoluzione ucraina del 2014, Stone ha voluto raccontare il suo punto di vista, secondo il quale a generare fake news sono prima di tutto i canali di stampa tradizionali e che quella rivoluzione, la cui responsabilità è stata attribuita alla Russia di Putin, è stata invece elaborata e finanziata dagli Stati Uniti per colpevolizzare la Russia e per giustificare ancora l'esistenza della Nato. Stone ha anche definito «ridicola» la teoria secondo la quale Donald Trump sarebbe stato eletto grazie alle interferenze di Putin. Il documentario, presentato nel corso della prima edizione di Filming on Italy, evento di promozione dell'Italia quale set cinematografico, nato grazie ad un accordo tra Agnus Dei Production di Tiziana Rocca, l'Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles e il Consolato Generale d'Italia a Los Angeles, è diretto dal regista ucraino Igor Lopatonok mentre Oliver Stone ne è il produttore e l'intervistatore dei protagonisti di questa vicenda, Vladimir Putin e Viktor Yanukovych, ex presidente ucraino, deposto a seguito di quella che è stata fatta passare per una rivoluzione partita dal basso ma che invece, secondo la teoria raccontata nel documentario, è stato un vero e proprio colpo di stato che ha goduto dei finanziamenti degli stessi Stati Uniti. «L'America ha un ruolo enorme e una grossa responsabilità e continua a negarlo - ha detto il regista, premio Oscar per Fuga di mezzanotte, Platoon e Nato il 4 Luglio - È una situazione dolorosa per la gente ucraina. Quello che noi raccontiamo non è la narrativa ufficiale, ma è quello che è accaduto. Non lo vedrete mai sui media americani, ma troveremo un modo di fare vedere in nostro documentario, sia pure su Youtube». Stone ha pesantemente attaccato la stampa americana, colpevole di accettare la versione governativa senza indagare, senza andare a fondo: «Dov'è andato il giornalismo degli anni Settanta, quello che ha portato allo scandalo del Watergate e ha mostrato la vera faccia della guerra in Vietnam? - si chiede Stone - Ad un certo punto ha smesso di avere senso critico. La funzione del giornalismo dovrebbe essere quella di analizzare le teorie delle fonti ufficiali e criticarle. Non lo sta più facendo e questo documentario mostra chiaramente che ha fallito. New York Times, Washington Post e tutte le altre prestigiose testate americane non stanno facendo più il loro lavoro». Stone ha commentato anche l'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca e bollato come ridicole le teorie di ingerenza russa nelle elezioni. «Sono gli Stati Uniti che hanno una lunga tradizione di ingerenza nella politica di altri paesi, non la Russia». Filming on Italy proseguirà il 7 febbraio con un incontro con l'attore, regista e produttore Riccardo Scamarcio, che porterà negli Stati Uniti Pericle il nero (2016) di Stefano Mordini, e con la giovane regista emergente Irene Dionisio, di cui verrà proiettato il documentario Sponde (2015). Sempre il 7 febbraio Cecilia Peck sarà ospite dell'evento per celebrare il centenario della nascita del padre Gregory Peck - indimenticabile protagonista di Vacanze Romane, cult movie ed emblema dell'Italia quale location cinematografica - con la proiezione del trailer «Gregory Peck and Italy».