ROMA. «Pino Daniele è un classico e, come diceva Calvino, i classici non finiscono mai di dirci qualcosa. Da tempo premeva dentro di me l'esigenza di un omaggio al mio amico scomparso. Ma ho aspettato per frenare l'aspetto emotivo che avrebbe condizionato troppo il disco. Ora, a due anni di distanza dalla sua morte, mi sembra il momento giusto per questo che considero un disco devozionale, pieno di gioia e di vita. Perchè lui è un amico, perchè le sue canzoni sono bellissime e perchè ha segnato una strada, un solco in cui altri musicisti hanno poi piantato la loro pianta». Teresa De Sio racconta così il suo nuovo lavoro, Teresa canta Pino, un disco (in uscita oggi, prodotto da Sosia&Pistoia e da Teresa De Sio e distribuito da Universal Music) che esce a cinque anni di distanza dall'album Tutto cambia («ma in mezzo ci ho messo anche due romanzi») e che rilegge in chiave folk, con sonorità rock ed elettroniche, 15 brani del grande cantautore napoletano, ai quali si aggiunge un inedito («'O jammone, parla di un capo, quindi di Pino») scritto dalla stessa De Sio. Un disco sulla cui copertina campeggiano un gallo e una gallina, «simboli ben auguranti». «Il patrimonio musicale che Pino Daniele ci ha lasciato è enorme, io ho cercato di dargli una nuova forma senza tradire la sua poetica e melodia, di coniugare il suo spirito con i miei suoni», ha aggiunto De Sio che oltre a grandi successi come 'O Scarrafone, Je sò pazzo, Quanno chiove, Napule è, nella difficile operazione di scelta nella sconfinata produzione ha inserito anche chicche meno note. «La linea che mi ha guidato è stata quella di scegliere brani del Pino 'napoletano'. Non potevo prescindere da quelli più popolari, sarei stata inutilmente snob, ma ho voluto anche dare spazio a pezzi meno conosciuti ma parimenti interessanti. Come Fatte 'na pizza, una canzone contro gli stereotipi che per una città come Napoli rischiano di seppellire la sua immagine vera e diventano una coperta per non mostrare i problemi che ci sono». Niente malinconia, però, nel ricordare e nell'omaggiare l'amico di 30 anni di vita. «Cosa avrebbe detto di Teresa canta Pino? 'Fai bbuono, vai va'. Quando io iniziavo, lui era già famoso. Ero una sua fan. Scrisse un pezzo per il mio primo disco solista. Ci siamo frequentati, poi persi di vista, poi riavvicinati nonostante le nostre strade musicali fossero ormai distanti: lui verso il blues, io verso il folk-rock. Nel 2014 insieme abbiamo fatto insieme 5 concerti. Avevamo anche altri progetti.... Cosa manca di lui oggi? Un disco nuovo». In Teresa canta Pino, anche un duetto con Niccolò Fabi. «Non l'ho voluto con me solo perchè è bravo. La sua presenza vuole significare che anche una persona che non viene dal 'nero', dal rythm'n'blues, può essere dentro la musica di Pino. La sua è una musica universale e la sua eredità artistica appartiene a tutto il mondo. E lo penso di lui, come di una altro grande amico scomparso, Fabrizio De Andrè». Da marzo Teresa De Sio porterà in tour nei teatri il suo lavoro.