NEW YORK. Addio Tyrus Wong, il papà di «Bambi». Quando nel 1942 il cartone uscì nelle sale, la critica ne apprezzò lo stile lirico e rivoluzionario, agli antipodi rispetto a quanto la Disney aveva fatto prima di allora. Per anni non si è saputo che quei fondali incantati erano l'opera di un artista cinese immigrato negli Usa negli anni Venti. Il contributo di Tyrus Wong, morto nel fine settimana a Los Angeles a 106 anni, non fu riconosciuto per decenni. Separato dalla madre da bambino proprio come il cerbiatto del film, Wong subì carcere, isolamento, rigorosi interrogatori, povertà e discriminazione nella speranza di costruirsi una vita negli Stati Uniti. Andato in pensione da Hollywood alla fine degli anni Sessanta, Tyrus non aveva lasciato riposare la sua arte. Aveva cominciato a costruire aquiloni: draghi e millepiedi, creature gigantesche e fantastiche, che ogni sabato faceva volare dal molo di Santa Monica. Era arrivato negli Usa a 10 anni nel 1920. Tra gli immigranti cinesi della sua generazione le prospettive di lavoro erano umili, il lavapiatti, il lavandaio. Alla Disney Wong era entrato negli anni Trenta dopo una rocambolesca immigrazione: con l'anagrafe di San Francisco distrutta nel terremoto del 1906, molti cinesi tentarono la sorte sostenendo di essere nati, o di avere parenti nati negli Usa. Fecero così Tyrus e suo padre, lasciando nel 1920 il villaggio natale nella provincia di Guangdong. Padre e figlio furono separati all'arrivo. Chiuso a Angels Island, la Ellis Island di San Francisco, Wong non aveva ancora dieci anni: «Ero l'unico bambino, ero spaventato a morte». Tyrus entrò alla Disney nel ruolo più basso della catena di montaggio dei cartoni e più di una volta, oltre a restar vittima di insulti razziali, fu preso per un lavapiatti della mensa. La svolta arrivò nel 1938 con «Bambi», la favola dello scrittore austriaco Felix Salten su un cerbiatto la cui madre viene uccisa da un cacciatore. La Disney era a un impasse: lo stile dei cartoni precedenti faceva sparire nei fondali, mimetizzandole, le creature della foresta. Wong capì di avere una chance. Ispirandosi ai panorami della dinastia Song presentò un serie di acquarelli e pastelli carichi di atmosfera. Walt Disney in persona impazzì per la liricità del disegno che evocava «il mistero della foresta». Wong lavorò due anni a «Bambi», diventandone di fatto il direttore artistico. Il suo nome compare a malapena nei crediti finali: nel 1941, sulla scia di uno sciopero dei dipendenti, la Disney lo aveva licenziato nonostante il fatto che lui non avesse scioperato.