LOS ANGELES. "Fuocoammare non ce l'ha fatta a rimanere in corsa per gli Oscar nella categoria miglior film straniero". L'Academy ha annunciato oggi la prima selezione dei film in lingua originale che concorreranno per gli Oscar e l'opera di Gianfranco Rosi è stata esclusa dalla shortlist di nove film dalla quale a fine gennaio verrà estrapolata la cinquina che concorrerà al premio.
I membri dell'Academy hanno preferito "Tanna" Australia; "It's Only the End of the World", Canada; "Land of Mine", Danimarca; "Toni Erdmann", Germania; "The salesman", Iran; "The King's Choice", Norvegia; "Paradise", Russia; "A man called Ove", Svezia e "My life as a zucchini", Svizzera.
Non tutte le speranze dell'Italia e del film di Rosi sono finite, però. Fuocoammare è ancora in lizza nella shortlist di quindici titoli della categoria "documentari".
La lista, resa nota lo scorso 7 dicembre, comprende appunto Fire at the Sea, titolo in inglese del documentario di Rosi. »Non mi aspettavo che sarebbe stata una corsa così lunga e faticosa - ha detto Gianfranco Rosi a proposito del processo di selezione agli Oscar - Non mi aspettavo che sarebbe stato così complesso e faticoso.
«Ora il documentario italiano continua la sua corsa nella categoria documentari, corsa che si concluderà il 24 febbraio con la cerimonia di assegnazione degli Oscar.
Insieme al lungometraggio che racconta gli sbarchi dei immigrati a Lampedusa ci saranno l'austriaco The Ivory Game, sul commercio illegale dell'avorio, il mongolo La principessa e l'aquila, la produzione Usa-Cina Hooligan Sparrow, di Nanfu Wang e molti documentari di produzione statunitense: Cameraperson di Kirsten Johnson; Command and Control di Robert Kenner su uno sventato incidente nucleare in Texas negli anni Ottanta.
E ancora Gleason di Clay Tweel sul campione di football Steve Gleason; I Am Not Your Negro in cui Raoul Peck esplora la questione razziale nell'America moderna; Life, Animated di Roger Ross Williams; O.J.: Made in America, di Ezra Edelman sul caso O.J. Simpson, 13th, della regista di Selma, Ava DuVernay sul sistema delle carceri americane, Tower di Keith Maitland; Weiner, sullo scandalo del deputato democratico di New York che postava scatti osè, The Witness e Zero Days, diretto da Alex Gibney, sul virus informatico Stuxnet, creato dai servizi segreti americani e israeliani per sabotare la centrale nucleare di Natans, in Iran.
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