PALERMO. Figura emblematica della città, il Genio di Palermo è rappresentato in diverse zone come un re coronato con un serpente al petto, e con i piedi su una conca. Che si veda alla Vucciria, o a piazza Rivoluzione, l'associazione alle fonti d'acqua non è casuale anzi altro non è che figura emblematica del valore propiziatorio che gli è stato attribuito. In tutte le culture, infatti, l'acqua simboleggia la rigenerazione. Il Genio dunque è simbolo di questa capacità rigenerativa. Pare anche che la figura del Genio abbia preso il posto della dea Cerere, protettrice delle messi. Le statue del Genio si cominciarono a diffondere alla fine del 1400. Se ne trovano diverse in giro per Palermo. La più antica è un bassorilievo, nel cippo all'ingresso del porto. Ci spostiamo poi a piazza Garraffo e alla Vucciria. Qui sorge l'opera di De Bonitade. Ci sono poi la statua posta al centro di piazza Rivoluzione, nell'antico quartiere Fieravecchia e la scultura settecentesca del Marabitti a Villa Giulia. Non è un caso, inoltre, che le statue più antiche siano state poste vicino ad antichi mercati, o luoghi dove era opportuna la presenza di un simbolo che garantisse prosperità nel commercio. Collocato al porto, infatti, il Genio di Palermo rappresentava una protezione per un luogo crocevia di tutte le attività commerciali della città. Secondo l'interpretazione di Vincenzo Di Giovanni, letterato siciliano del 16esimo secolo, il Genio altro non è stato che un guerriero donato da Scipione l'Africano come segno di riconoscenza per l'aiuto ricevuto dai palermitani nella guerra contro i Cartaginesi di Annibale. Tuttavia, ancora oggi la vera identità del Genio è un mistero. C'è chi accosta la figura del Genio a quella di Saturno, re del tempo. La mitologia racconta che Saturno avrebbe divorato i suoi figli. Ecco spiegata la frase posta nelle targhe relative al Genio di Palermo: “Suos devorat, alienos nutrit” e cioè “Il genio nutre gli stranieri e divora i suoi figli”. In realtà, la frase potrebbe significare qualcosa di diverso. C'è chi parla, infatti, di un Saturno buono: un dio romano che sovrintende il benessere degli uomini.