PALERMO. È stato un 2015 positivo per il Parco archeologico di Segesta, almeno dal punto di vista degli incassi. Il Parco, infatti, ha visto aumentare del 12,56 per cento rispetto allo scorso anno gli introiti ricavati dalla vendita dei biglietti di ingresso. Da gennaio a settembre del 2014 il parco aveva incassato 975.307 euro, quest’anno, nello stesso periodo, ha già ricavato oltre un milione di euro, esattamente 1.097.829 euro. Non è cresciuto, invece, il numero dei visitatori.
La crescita non è quindi derivata da maggiori flussi turistici quanto dalle nuove regole che adesso non prevedono ingressi gratuiti agli anziani: «Dai nostri tabulati - scrivono dagli uffici del parco archeologico di Segesta - si può tranquillamente vedere che i numeri delle persone che si sono recate nell’area archeologica non ha subito modifiche. Da gennaio a settembre 2014 i visitatori sono stati 260.890. Da gennaio a settembre 2015 invece, sono 258.821. Gli incassi sono aumentati in seguito alla legge Franceschini. Norma che a partire dal mese di luglio dello scorso anno ha abolito l’entrata gratuita per gli over 65».
Il sito rimane, comunque, di grande interesse anche grazie alle numerose iniziative organizzate. «Nel 2014 - spiegano gli uffici del Parco - in collaborazione con l’assessorato ai Beni culturali, nei mesi di novembre e dicembre, è stato organizzato un progetto denominato TriscelArte, cha aveva come obiettivo l’apertura al pubblico nei giorni festivi. Nel 2015 in collaborazione con il comune di Calatafimi Segesta è stato organizzato il "Calatafimi Segesta festival - Dionisiache 2015" con oltre 40 spettacoli che si sono svolti al teatro antico e al tempio, in contemporanea. Evento realizzato con l’ausilio dell'Assessorato. Inoltre, il progetto prolungava la visita fino alle 22 durante i mesi di agosto e settembre».
L’area archeologica di Segesta rappresenta le radici dell’Isola. Il popolo di cultura e tradizione peninsulare che secondo fonti storiche proveniva da Troia, gli Elimi, la fecero diventare la loro città principale. E così Segesta raggiunse un ruolo di primo piano tra i centri siciliani e nel bacino del Mediterraneo. Tanto da coinvolgere nella sua secolare ostilità con Selinunte anche Atene e Cartagine. Dopo la distruzione di Selinunte nel 408 a. C., Segesta attraversò un momento altalenante fino alla conquista di Agatocle di Siracusa, che le cambiò identità. Segesta divenne Diceopoli, cioè città della giustizia. Successivamente riuscì a riacquistare il suo nome e passò, durante la prima guerra punica, ai romani.
A lungo si è pensato che Segesta fosse stata abbandonata dopo le incursioni vandale ma recenti indagini hanno rilevato che esisteva un esteso villaggio di età musulmana, seguito da un insediamento normanno-svevo, dominato da un castello alla sommità del monte Barbaro.
Oggi Segesta sta vivendo una nuova stagione di scoperte, grazie agli scavi scientifici che hanno l’obiettivo di restituire un’immagine complessiva della città. Indiscutibile è il fascino e la popolarità dei suoi monumenti principali, il tempio dorico e il teatro.
La città occupava la sommità del monte Barbaro, difeso da ripide pareti di roccia, mentre il versante meno protetto era munito, in età classica, di una cinta muraria provvista di porte monumentali, sostituita nel corso della prima età imperiale, da una seconda linea di mura a una quota superiore. Il tempio dorico e il santuario di Contrada Mango sono i luoghi sacri che si trovano al di fuori delle cinte murarie. Fuori le mura è stata anche individuata una necropoli ellenistica. Sull’acropoli nord, dove si trova il teatro, sono visibili i resti più recenti di Segesta: il castello, la moschea e la chiesa fondata nel 1442.
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