ROMA. Quando è scappato dal suo paese, il Bangladesh, non voleva andare in Francia ma oggi non la lascerebbe per nulla al mondo. Ancora di più dopo la strage di Charlie Hebdo, Fahim, 14 anni, piccolo genio degli scacchi, sta dalla parte dei francesi. «Mi schiero con loro. Sto dalla parte dei francesi. Non sono certo a favore dei terroristi» dice Fahim.
La sua storia di immigrato sans papiers, scappato dal suo paese nel 2008 insieme al padre Nura, la racconta nel libro 'Un re clandestino' (Bompiani), scritto con il suo maestro di scacchi francese, Xavier Parmentier, che diventerà un film prodotto da Patrick Godeau per la Waiting For, con la regia di Pierre-Francois Martin Laval.
«Su quello che è accaduto non ho un'opinione particolare. Anche in Bangladesh ci sono terroristi e più che in Francia. E poi se me ne andassi dalla Francia dove dovrei andare? Ho già lasciato un paese una volta, basta così» spiega Fahim, in questi giorni in Italia con Parmentier, allenatore della squadra francese giovanile di scacchi. Scappato da Dacca a 8 anni, dopo le minacce alla sua famiglia e l'annunciato rischio di essere rapito perchè giocava «troppo bene a scacchi», Fahim Mohammad - che in Bangladesh si sentiva «ricco» rispetto alla povertà del suo paese - ha vissuto il distacco dalla madre e tutte le difficoltà e patimenti di un immigrato senza casa e senza documenti, salvato solo dal suo talento per gli scacchi, a cui ha cominciato a giocare a 5 anni. «Per forza mi dovevano salvare gli scacchi. Tutto è successo anche per colpa loro» racconta Fahim che deve al padre questa passione ed è diventato il campione francese del torneo mondiale studentesco di scacchi.
«Gli scacchi ti danno solo quello che gli dai tu. Il bambino che non guarda il gioco mentre gioca non sarà mai un campione e quando ho conosciuto Fahim ho capito che poteva esserlo» sottolinea Parmentier. La situazione in Francia, racconta il maestro di scacchi, «era più tesa qualche anno fa, con Nicolas Sarkozy, rispetto a oggi. La politica non è cambiata però il dibattito e l'atteggiamento sì. La Francia è molto concentrata nella lotta al terrorismo, è in prima linea». In fondo , aggiunge Fahim, «siamo in un paese in guerra».
Per Fahim, non più clandestino, che vive a Creteuil, banlieue sud di Parigi, con il padre, «è stato sicuramente più difficile ottenere i documenti perchè il suo nome suona musulmano. Forse perchè in Francia c'è la destra del fronte nazionale. Un fatto è certo che la nostra società non riesce ad avere un dialogo con il mondo musulmano» spiega Parmentier. Per realizzare il libro - un lavoro di gruppo a cui hanno collaborato anche il padre del ragazzo, e la scrittrice Sophie Le Callennec - ci sono voluti 18 mesi ma all'inizio Fahim non aveva proprio voglia «di svelare la sua vita». Poi «ho capito che avrei potuto aiutare chi era nella mia situazione. A volte abbiamo scritto piangendo e oggi sono convinto che era giusto fare questo libro. Forse il film farà muovere le cose» dice Fahim al quale piacerebbe «fare l'attore, anche nella trasposizione di 'Un re clandestino' ma ormai sono troppo grande per quella parte».
«Speriamo succeda come con il film Welcome Philippe Lioret grazie al quale non è più reato, in Francia, accogliere le persone senza documenti. La storia di Fahim rappresenta tutto quello che gli immigrati hanno subito in Francia. E poi può fare sognare: c'è un bambino aggrappato alla vita e c'è il lieto fine» racconta Parmentier e annuncia che il film «non uscirà in sala prima del 2016». E ci sarà un seguito del libro? «No, penso che non sarebbe così interessante per il pubblico» afferma Fahim.
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