ROMA. Non poteva che chiamarsi 'Paura' l'autobiografia di Dario Argento: 349 pagine in cui il 'maestro del brivido' racconta se stesso in maniera dettagliata, senza censure: la sua infanzia, la sua famiglia, i suoi film, gli amori, le passioni, le inquietudini e le paure. Dall'incontro dei suoi genitori all'infanzia passata nello Studio Luxardo dove spiava le grandi attrici come Sophia Loren che posavano per gli scatti della madre, all'uscita del suo primo film 'L'uccello dalle piume di cristallo' degli anni '70 passando per i successi come 'Profondo rosso' e 'Suspiria' fino ai tempi più recenti. Il libro, edito da Einaudi, è stato presentato ieri alla libreria Feltrinelli di piazza Colonna a Roma, nel giorno di Halloween. «Ho deciso di scrivere questo libro per raccontare la verità sulla mia vita. Sono state scritte così tante cose su di me, alcune false, alcune troppo approssimative. Ho sentito il bisogno di fermarmi, riflettere sul mio passato e scrivere senza pudore nè vergogna la mia vita» rivela Argento nella piccola sala gremita di fan. È proprio nella prefazione della sua biografia che il regista racconta un momento molto intimo della sua vita: quando si è trovato «sull'orlo del suicidio». Era l'inverno del '76 e viveva in una suite dell'hotel Flora a via Veneto a Roma. Dopo una festa con attrici e collaboratori, il maestro del brivido scrive di essere stato attratto dalla porta finestra, con un richiamo simile a quello che udì Ulisse dalle sirene. Scrive di aver provato una fortissima voglia di gettarsi nel vuoto. Per questo, continua Argento nel libro, aveva deciso di barricarsi nella sua stanza spostando i mobili davanti alla porta finestra e chiedendo ai camerieri di non spostare nulla. In un'ora davanti ai suoi fan, Argento racconta con tono pacato e sguardo basso alcuni segreti e alcune manie della sua vita. «Avevo l'abitudine di chiudermi nelle stanze di albergo con il mio collaboratore di fiducia per scrivere. Ricordo che tenevo sempre la finestra aperta perchè ero convinto che i pensieri, i sogni e le paure delle persone fossero come qualcosa di materiale, una sorta di nebbia emanata dalle loro teste che vagava per la città. Per questo, tenendo la finestra aperta, pensavo che potessero fluttuare nell'aria ed entrare nella mia stanza per ispirarmi» spiega sorridendo. Un personaggio molto importante per l'attività artistica di Dario Argento è Sigmund Freud. Il regista racconta come ogni volta che visita Vienna fa ritorno nella casa del padre della psicoanalisi. «Freud è stato un genio, i suoi studi sono stati fondamentali per l'arte e la letteratura moderna. Il sogno è il fondamento dei miei film, ricevo dei messaggi dai miei sogni che trascrivo nelle mie pellicole. I film come i romanzi, in fondo, non sono altro che dei sogni ad occhi aperti. La mia scrittura proviene dall'inconscio: è automatica, scrivo ad una velocità incredibile, come un fiume in piena. Quando poi il fiume si interrompe succede che magari per 15 giorni non scrivo nulla, poi riprendo. Vedo i personaggi come in un piccolo schermo che agiscono davanti ai miei occhi. Sono senza volto, che rimane sempre offuscato. Vedo questi film davanti a me e non mi resta altro che scrivere quello che vedo. Gli spazi dei miei film, invece, sono la topografia del mio inconscio» spiega. Nella nota dell'autore alla fine del libro, si legge che molti episodi relativi all'ultimo periodo della sua vita, come la nascita del nipote o il sorgere dei dissapori con la figlia Asia, non hanno trovato spazio nel volume. Dario Argento sottolinea come tutto quel materiale avrebbe potuto dare vita ad un secondo libro. Chissà se l'artista onirico e visionario appassionato di trilogie non stia pensando di dare un seguito alla sua autobiografia.