Lunedì 18 Novembre 2024

Ustica, i segreti dell'isola che fu un vulcano 735 mila anni fa

USTICA. Ustica, ovvero un museo di vulcanologia a cielo aperto. L'isola, infatti, è solo una piccola parte emergente di un apparato vulcanico inattivo da oltre 100 mila anni - ecco perché «Ustum», bruciata - ma che possiede una grande varietà di strutture e rocce vulcaniche. L'immaginazione ti trascina in un viaggio al centro della Terra con detonazioni, l'agitarsi della massa terrestre, movimenti sussultori, onde di lava, ceneri, fiamme. Nell'isola ci sono relitti di crateri caratterizzati da vari tipi di attività - effusiva, stromboliana, esplosiva - e ci sono parti di condotti vulcanici che i crolli hanno reso visibili, lave a cuscino, tipiche dell'attività subacquee, colate basaltiche, tunnel di lava, depositi di ceneri, lapilli, tufi, bombe vulcaniche, cavità e bocche che testimoniano la presenza di un reticolato di cunicoli attraverso cui un tempo effluivano abbondanti gas e vapori. Insomma, un campionario vulcanologico da manuale, concentrato in un diametro di appena 12 chilometri. La costituzione geologia di Ustica, che cominciò a edificarsi sul fondo del Tirreno un milione di anni fa, per gli studiosi vanta un primato: piccola porzione di un vasto apparato sottomarino, è l'unico vulcano emerso di natura anorogenica del Tirreno meridionale. I suoi magmi, cioè, non derivano dallo sprofondamento e dalla fusione di una porzione di placca, come è successo alle vicine Eolie. I magmi di Ustica sono stati alimentati da un pennacchio di magma, ad alta pressione, risalito direttamente dalle profondità del mantello terrestre, in seguito all'apertura di una frattura distensiva sul fondo del Tirreno. Una specificità che rende l'isola, dal punto di vista magmatologico, più simile all'Etna o alle Hawaii, e non alle Eolie. ALTRE NOTIZIE SUL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA OGGI

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