CARINI. Le storie di castellane e manieri e la spiritualità francescana, le danze della nobiltà palermitana d'altri tempi e le serate di intrattenimento dell'estate di Carini, l'impegno di sacerdoti e laici e la testimonianza di anziani, giovani e famiglie. C'è la storia degli ultimi cinque secoli di una porzione della provincia palermitana, ma soprattutto la coraggiosa avventura dei francescani conventuali che negli ultimi sessant'anni hanno trasformato la dimora estiva della Baronessa di Carini in un centro culturale e spirituale di alto livello, nell'ultima fatica di padre Giorgio Leone, sacerdote, archivio vivente dell'ordine dei frati minori conventuali di Sicilia. «La Reale Villa del Belvedere di Carini», edito dalla Biblioteca Francescana di Palermo, è un volume di 352 pagine che ricostruisce meticolosamente, con documenti e immagini, la storia della residenza baronale dei La Grua diventata Centro di spiritualità e attività francescana. Alla presentazione, oggi alle 17,30, nell'auditorium del Centro Kolbe di Carini, oltre all'autore, parteciperanno il direttore del Centro Kolbe, il direttore del Tgr Rai Vincenzo Morgante, il giornalista padre Gianfranco Grieco, l'avvocato Roberto Genna, il sindaco di Carini Giuseppe Agrusa e il ministro provinciale dei frati minori conventuali di Sicilia, padre Giambattista Spoto, coordinati da Antonino Amato. Un'occasione per ripercorrere le tappe di una storia affascinante ma ormai dimenticata. Nel Cinquecento i baroni La Grua trascorrevano in quella «casina» panoramica di contrata Belvedere le proprie vacanze estive, tra incontri e balli con le nobili famiglie palermitane. C'era anche lei, la baronessa Laura Lanza, sposata con Vincenzo II La Grua e poi assassinata il 4 dicembre 1563. ALTRE NOTIZIE SUL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA