PALERMO. Il racconto di un sogno. Nella Palermo dominata dagli arabi, nella città che fu abitata fra il Settecento e l'Ottocento da ricchi commercianti tunisini, la sorpresa di una coppia che restaura un appartamento di via Porta di Castro, nel quartiere a due passi da Palazzo dei Normanni, quando gli operai scrostando strati sovrapposti di vernice e calce scoprono una stanza tutta blu con preziosi disegni, versetti e iscrizioni arabe. Giuseppe Cadili e la moglie Valeria Giarrusso, entrambi giornalisti, oltre che proprietari dell'appartamento, sono rimasti senza parole davanti a tanta meraviglia. Nasce così un libro dal titolo La camera delle meraviglie promosso da Banca Nuova e presentato ieri nella sede della Direzione Generale dell’istituto di credito in via Giacomo Cusmano, sette capitoli in cui è raccontata la straordinaria scoperta. Dopo il saluto del presidente di Banca Nuova Marino Breganze, sono intervenuti il docente di Arte islamica del Politecnico di Torino Sherif El Sebaie, il regista Pasquale Scimeca e Giuseppe Cadili, che ha curato il libro e, per telefono, ha portato la sua testimonianza il critico d'arte Vittorio Sgarbi che ha visitato la camera ben due volte. Un luogo magico che rivela la singolarità di una stanza di preghiera verniciata di un meraviglioso blu sul quale appaiono dei caratteri in argento e dei disegni in oro. «La scoperta ha fatto il giro del mondo, - racconta Cadili - infatti, alcuni giorni fa giorno alcuni turisti mi hanno fermato per chiedermi dove potevano trovare la stanza araba. Ho sorriso e naturalmente li ho invitati a casa mia. Ancora non è chiara la funzione di questa stanza perché sinora nessuno è riuscito a tradurre le scritte sulle pareti. Ma su questo mistero stanno lavorando esperti internazionali e chissà che presto non ci siano novità». La stanza soprannominata dai media «la moschea blu di Palermo» fa ricordare i palazzi dei sultani, arricchita da un fregio superiore con il motivo ripetuto della lampada di Aladino, un elemento decorativo molto particolare. «In realtà mancano gli elementi che facciano pensare a una moschea - spiega Sherif El Sebaie - a cominciare dal Mihrad, o nicchia, che indica la direzione della Mecca, mentre sono tanti gli elementi che fanno pensare alla cosiddetta “stanza turca”, un tipo di ambiente che andava di moda fra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento».
In 70 pagine, arricchite dalle foto di Giovanni Cianciolo, di Melo Minnella e di Studio Camera, è possibile ripercorrere la sorpresa, l'emozione, la magia di un luogo definito un dono di Allah. E questo libro, sostiene il sikndaco Leoluca Orlando, è un'occasione per divulgare la conoscenza di Palermo, straordinario mosaico di culture che convivono in armonico equilibrio. «Questa stanza è un sogno - chiosa Valeria Giarrusso - e testimonia che gli arabi in Sicilia, anche dopo centinaia di anni, hanno lasciato il fascino dell'oriente, come ha spiegato Jonathan Bloom, uno dei più autorevoli professori di arte islamica nel mondo, che dopo aver visitato la stanza, ha concluso: “Ne vorrei una anch’io”».
La stanza araba ora è raccontata in un libro
Banca Nuova pubblica un volume dedicato alla casuale e straordinaria «scoperta» di due giornalisti palermitani nel loro appartamento
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