Giovedì 02 Maggio 2024

Teatro, la coscienza antimafia? Si costruisce a partire dai banchi della scuola

PALERMO. «Non avere paura, se no hanno vinto loro»: è questo l'insegnamento di Maria Fedele Grasso, moglie del Procuratore Antimafia, oggi presidente del Senato. Una donna che ha sempre guidato i ragazzi, prendendo molto sul serio il suo ruolo di educatrice e sposando, nello stesso tempo, la vita e le convinzioni del marito. E sarà lei al centro del nuovo capitolo dell'autobiografia di Pietro Grasso, Liberi tutti che da stasera alle 21 - presenti in sala il presidente del Senato e la moglie - sarà di scena al Teatro Biondo nella riduzione drammaturgica di Francesco Niccolini e Margherita Rubino. Protagonisti, Sebastiano Lo Monaco e Mariangela D'Abbraccio, con Turi Moricca. La regia dello spettacolo è di Alessio Pizzech (che ha già firmato l'allestimento del precedente Per non morire di mafia), scene di Giacomo Tringali, costumi di Cristina Darold e musiche di Dario Arcidiacono.
La parola teatrale diventa strumento di indagine della storia d'Italia, che coincide, si scontra, diverge e poi trova punti di contatto con la storia della mafia, con un ribaltamento di valori che si è unito ad un imbarbarimento dei costumi e della vita pubblica. «Il pericolo di un racconto cronachistico che viaggi lontano dalla scena, è allontanato da un continuo guardarsi all'indietro - spiega Sebastiano Lo Monaco -, alla tragedia greca, affrontando grandi temi come la lotta con la giustizia e con la morte come orizzonte estremo».
Il dialogo tra generazioni diverse diventa l'asse attorno a cui ruota la scrittura scenica di Dopo il silenzio. «Il dovere di Pietro Grasso è quello di far comprendere la storia ai giovani. L'immagine è quella di un silenzio che parli, opposto ad un silenzio omertoso che si vuole cancellare». E in questo caso è di grande aiuto Maria. «Questo spettacolo, nel suo continuo evolversi, è diventato pieno di speranza - interviene Mariangela D'Abbraccio - , in nome di chi ha dato la vita per quella che ancora chiamiamo libertà. Maria ha insegnato per 30 anni nelle scuole siciliane: tra quei banchi è nato il suo tenace convincimento che la mafia vada combattuta lì. I giudici danno la vita ma se non si forma una coscienza civile sin dall'infanzia, non serve a nulla. Il lavoro nelle scuole, quello che ha condotto Maria Grasso, è la rivoluzione del domani».
Mariangela D'Abbraccio ha parlato a lungo con la signora Grasso. «La sua più bella frase è questa: “Dobbiamo insegnare ai ragazzi ad non aver paura, a non cadere nella trappola di chi sfrutta il loro malessere”. Maria Grasso ha trovato la macchina segata in quattro, ma ha sempre condiviso e condivide tuttora, l'impegno e la lotta del marito. È un'eroina silenziosa della vita quotidiana, anche se tutto questo le sembra naturale. Spero di essere riuscita a rispettare le sue idee e i suoi pensieri».

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