PALERMO. Marco Pantani era il prototipo di ciclista da fumetto.Quando si alzava sui pedali e scattava solitario nelle terribili salite spaccagambe delle montagne del Tour de France e del Giro d'Italia, c'era qualcosa di surreale nei suoi movimenti.Smetteva di essereuncorridore qualsiasi, la sua bandana da Pirata diventava l'equivalente del mantello di Superman o degli artigli di Wolverine. La storia e la leggenda di quell'eroe però finirono e iniziarono nella maniera più tragica, il 14 febbraio del 2004, con una morte nel residence «Le Rose» di Rimini. Nel giorno diSan Valentino, Pantani se ne andò in una stanza da solo, in silenzio.
Il Pirata scomparve nell'ombra, lasciando molte domande ancora senza risposta. Era davvero solo nella stanza? Perché il medico legale portò a casa propria il cuore dell'atleta,dopol'autopsia?Come si svolse, realmente, il controllo antidoping che stroncò la sua carriera? Cosa avvenne in quel fatidico Giro d'Italia del 1999, quando fu trovato con l'ematocrito alto e dunque squalificato a un giorno dal suo secondo trionfo consecutivo? Sui tanti, troppi interrogativi e sui misteri intorno alla fine di unodegli atleti più amati dello sport italiano,du eragazzi siciliani, che si sono già fatti conoscere per i loro lavori di denuncia (Peppino Impastato, un giullare contro laverità, insignito delPremioGiancarlo Siani e del Premio Pino Zac.), cioè il trapanese MarcoRizzo (sceneggiatore) e il messinese Lelio Bonaccorso (disegnatore), hanno realizzato un piccolo capolavoro a fumetti dal titolo Gli ultimi giorni di Marco Pantani (Rizzoli-Lizard).
Ispirate al libro-inchiesta di Philippe Brunel, giornalista francese e amico di Pantani, le pagine de Gli ultimi giorni di Marco Pantani offrono una tenace e profonda ricerca di risposte lungo un'indagine forte, che non teme di mettere in scena anche dettagli sgradevoli, in un realismo necessario, esasperato dalle matite nervose di Bonaccorso e dai violenti dialoghi di Rizzo. Un racconto nudo e crudo, tragico: «Il Pirata» del ciclismo italiano si è spento nella solitudine di una stanza d'albergo, la stessa solitudine in cui aveva trascorso gli anni del suo declino da quel fatidico 2 giugno 1999, quando a Madonna di Campiglio un controllo antidoping lo escluse dal Giro d'Italia innescando una serie di udienze e inchieste in tribunale. Pantani aveva capito subito che da quell'onta non si sarebbe più ripreso, e purtroppo aveva ragione. Da lì l'attacco dei media, la disperazione, la vergogna, la vita dissoluta, la cocaina.
Una morte «oscura», liquidata con un'indagine di soli cinquantacinque giorni e molti aspetti irrisolti che stridono ancora oggi. Il fumetto-verità racconta di rivelazioni molto scomode, citando anche le dichiarazioni di Renato Vallanzasca, il boss della Comasina condannato all'ergastolo, che scrisse una lettera alla madre di Pantani dicendole che aveva sentito di un giro strano di scommesse sulla corsa rosa del 1999. Un libro per chi non vuole dimenticare il Pirata e per chi vuole scoprire gli ultimi, drammatici giorni di un uomo che amava la solitudine dell'asfalto e della montagna ma non quella che gli avevano costruito attorno e dentro di sé, e che un giorno, a Gianni Mura che gli chiedeva «Marco, ma perché vai così forte in salita?», rispose quasi fosse una terribile profezia: «Per abbreviare la mia agonia».