Sono 87 le persone raggiunte da misure cautelari nell’ambito del blitz antimafia coordinato dalla direzione Distrettuale antimafia di Lecce e portato a termine all’alba di oggi (29 gennaio) dai carabinieri del comando provinciale di Lecce. Le attività investigative hanno consentito di riscontrare l’attivismo di numerose piazze di spaccio ben strutturate e organizzate nella provincia di Lecce, come ad esempio quella sul territorio di Racale e dei paesi vicini, oppure quella di Tricase e ancora le piazze di spaccio nella zona di Scorrano e Maglie, che sarebbero tutte gestite da altri affiliati al gruppo Penza.
Nel provvedimento cautelare il giudice ha contestato a 18 indagati l’appartenenza all’associazione mafiosa, specificando la forte carica di intimidazione dei gruppi sull'intero territorio Salentino. L’associazione criminale risulta connotata da vincoli gerarchici, stabili rapporti di frequentazione, grande capacità di rigenerarsi, interscambiabilità dei ruoli, disponibilità di armi e di basi logistiche. L’indagine, condotta dal 2020 al 2024 dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Lecce, è stata denominata «SUD EST» perchè gli elementi indiziari acquisiti hanno messo in evidenza l’esistenza nella provincia di Lecce di un’associazione per delinquere di tipo mafioso, capeggiata da un soggetto già condannato per mafia e ora detenuto, a cui sono collegati ulteriori 2 gruppi criminali dediti al narcotraffico in tutto il territorio salentino, secondo intese definite all’interno dell’associazione a delinquere di tipo mafioso di base nella città di Lecce. Evidenziata l’apertura a possibili collaborazioni fra gruppi criminali operanti in differenti zone del Salento, una sorta di joint venture criminale eletta a forma di profitto che abbraccia più sodalizi capeggiati da esponenti della criminalità organizzata, attorno alla quale ruotano il narcotraffico, le estorsioni per debiti di droga, l’autoriciclaggio e la violazione della disciplina sulle armi, tutti reati svolti anche in modo autonomo oltre che associato, originando un intreccio di affari illeciti lucrosi per tutte le associazioni, in un patto di collaborazione reciproca che assicurava guadagno e controllo del territorio.
La gravità indiziaria conseguita, allo stato, sul piano cautelare, riguarda indagati di elevato spessore criminale, fra cui spicca Antonio Marco Penza , già condannato per 416bis, nonchè i suoi due principali referenti territoriali come Andrea Leo anche lui già condannato per 416bis, operante nei territori di Vernole, Melendugno e paesi limitrofi e la eva emergente Francesco Urso operante sul territorio di Andrano e paesi limitrofi, ciascuno al vertice delle organizzazioni egemoni nelle zone di rispettiva competenza. Questi ultimi due sarebbero stati capaci di gestire un vero e proprio monopolio del traffico e dello spaccio di droga avvalendosi della loro appartenenza alla compagine mafiosa capeggiata da Penza, utilizzando una fitta rete di collaboratori distribuiti nel capoluogo e nei vari paesi della provincia, che si ritiene abbiano avuto il compito di curare i rapporti con le altre realtà criminali presenti in tutto il Salento interessate al business della droga.
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