Ponte sullo Stretto, il Tar dichiara inammissibile il ricorso dei 104 cittadini contrari alla realizzazione
Il Tribunale delle Imprese di Roma ha dichiarato inammissibile il ricorso dei 104 cittadini che avevano mosso un’azione inibitoria collettiva contro la Stretto di Messina Spa, in quanto non vi è ancora un progetto definitivo. Ai 104 cittadini se ne erano contrapposti 139 (originariamente 140) a favore del Ponte, il cui intervento è a sua volta stato dichiarato inammissibile. Nella sentenza, il Tribunale di Roma ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese di giudizio in favore di Stretto di Messina nella misura di circa 240mila euro oltre oneri di legge. Lo si apprende da un comunicato di Stretto di Messina. «Il Tribunale di Roma - Sezione specializzata in materia delle Imprese ha condannato 104 cittadini di Messina a pagare 238.143 euro alla Stretto di Messina SpA per compensi professionali solo per aver presentato un’azione giudiziaria sul Ponte sullo Stretto di Messina. Le sentenze vanno sempre rispettate, ma il Wwf Italia, pur non essendo direttamente coinvolto nell’azione portata avanti dai cittadini, non può che giudicare questa condanna priva di alcuna giustificazione e pericolosa». Lo si legge in una nota dell’associazione. «Ovviamente - prosegue -, si potrà presentare un reclamo finalizzato alla revisione di questa decisione, ma si tratta di una pagina nera per il diritto italiano perché vengono colpiti semplici cittadini che hanno scelto di esercitare il proprio diritto di accesso alla giustizia. Mentre nel resto del mondo, sulla base di convenzioni internazionali a cui anche l’Italia aderisce, si incoraggia l’attivazione dei cittadini, singoli o organizzati in associazioni, in Italia si intende reprimere questo diritto?». «Con l’inasprimento selettivo delle pene per chi protesta in difesa dei beni ambientali e con il Ddl Sicurezza in discussione, si sta già vivendo un tentativo di limitare gli ambiti del diritto di manifestare, non vorremmo che ora si voglia restringere anche l’accesso alla giustizia attraverso condanne al pagamento di somme totalmente ingiustificate, oltretutto a soggetti che già sono costati centinaia di milioni di euro di tasse degli italiani», conclude il Wwf.