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Femminicidio in Piemonte: lei temeva che il marito volesse suicidarsi

Patrizia Russo era preoccupato perché il marito Giovanni Salamone era depresso

Meno di un anno fa, nel novembre 2023, Giovanni Salamone raccontava su Facebook il suo «dolore al cuore» per il femminicidio di Giulia Cecchettin. Undici mesi più tardi, in una casetta di un paesino alle porte di Alessandria, ha ucciso a coltellate la moglie.

Capire cosa sia cambiato nella testa dell’agricoltore agrigentino in questo arco di tempo è l’oggetto il principale delle indagini che stanno cercando di ricostruire il movente che lo ha spinto a colpire a morte la moglie Patrizia Russo, 53 anni, uccisa con almeno sei coltellate alla schiena.

In giornata il Gip sentirà Salamone nel carcere Cantiello e Gaeta, dove si trova rinchiuso dal pomeriggio di mercoledì. Nelle scorse ore per la verità, tra Solero e Agrigento, alcuni elementi sono emersi. Come, ad esempio, sarebbe emerso lo scambio di messaggi tra Patrizia e una sua amica, dai quali verrebbe fuori la preoccupazione della donna per lo stato depressivo in cui il marito era caduto, probabilmente per motivi economici (si parla di un debito contratto in Sicilia e della difficoltà a pagarlo, confermata dal fatto che nella scorsa estate Salamone avrebbe cercato un lavoro a Solero).

Ma quello che emerge è soprattutto il timore che Patrizia aveva su possibili gesti autolesionistici del marito: una sottile paura non per la sua incolumità ma per quella di Giovanni. Intanto ieri sera a Solero si è tenuta la veglia di preghiera e di riflessione organizzata nella Chiesa di San Perpetuo, gremita di fedeli, dal parroco don Mario Bianchi. Presente anche una dei due figli di Patrizia e Giovanni, Giuliana.

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