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Dallo spacciatore picchiato alle auto rubate recuperate: il ruolo del boss di Regalbuto

L’organizzazione mafiosa operava sul territorio con l’uso della forza mediante minacce, estorsioni, pestaggi. Ne ha parlato oggi, nel corso della conferenza stampa sull’operazione antimafia denominata Lua Mater, che ha portato all’esecuzione di tredici arresti di espoenti dei clan di Pietraperzia e Regalbuto, la dirigente della squadra mobile di Enna, Elena Barreca. Il vertice dell’associazione si poneva come referente all’esterno per le famiglie mafiose che operano in altri territori. «Tra gli episodi accertati - ha detto Elena Barreca - ce n’è uno particolarmente eclatante, che si è verificato quando il boss ha deciso di infliggere la propria punizione su un giovane, uno spacciatore, umiliandolo perché colpevole di aver avviato un’attività di spaccio senza il suo consenso. Il giovane, particolarmente prestante, prendeva gli schiaffi e non reagiva, riconoscendo il potere del boss».

Nel corso dell’indagine sono state ricostruite numerose vicende indicative del controllo mafioso che avrebbe esercitato A.A.P. quale affiliato dell’organizzazione Cosa Nostra, referente del territorio di Regalbuto. Sintomatica del controllo del territorio è, per esempio, l’attività di regolazione, tradizionalmente mafiosa, delle controversie private, che A.A.P. esercitava sistematicamente. Gravi indizi sono stati acquisiti in ordine al suo intervento a seguito della richiesta di un soggetto che si riteneva vittima di «prevaricazioni» ad opera di un vicino. Oppure al suo intervento nell’ambito di contrasti sorti a seguito di affari illeciti, come quando sarebbe stato chiamato ad interessarsi, su richiesta di soggetti affiliati al clan Santapaola, per il recupero di un credito legato ad una cessione di sostanza stupefacente, ad una persona di Regalbuto. Sollecitato dalle vittime dei furti, sarebbe inoltre intervenuto con successo sia per il recupero di un’auto Mitsubishi Pajero sia per il recupero di un furgone, entrambi rubati a Regalbuto (nel secondo caso dietro pagamento di un riscatto).

In occasione di un furto di ovini la vittima aveva chiesto aiuto ad A.A.P., che avrebbe effettivamente individuato il presunto autore. Due soggetti, incaricati da A.A.P., si sarebbero resi responsabili di una spedizione punitiva nei confronti del presunto responsabile del furto, picchiandolo duramente e sottraendogli un ciclomotore, consumando così il reato di rapina. Tale ciclomotore è stato poi restituito su ordine dello stesso A.A.P.: lo scopo di quest’ultimo, nell’infliggere la punizione, sarebbe stato anche quello di verificare se il presunto autore del furto fosse appoggiato da soggetti in grdo di prenderne le difese, mettendo in discussione la sua leadership criminale a Regalbuto.

Per quanto concerne la contestazione del reato di estorsione, nel corso del 2023 e del 2024, sono stati acquisiti gravi indizi in ordine all’intervento di A.A.P. in occasione dell’acquisto ai pubblici incanti di un appartamento, già di proprietà di G.C., soggetto a lui vicino, come risulta dalle intercettazioni, che si sarebbe messo a disposizione per comunicare con esponenti dei clan catanesi e per organizzare incontri. In particolare, A.A.P. si inserisce nella vicenda, secondo la ricostruzione della Dda, recepita nell’ordinanza di custodia, intimando all’acquirente all’incanto dell’immobile, già di proprietà di G.C., di versare una somma di denaro in suo favore per l’acquisto, da parte di quest’ultimo, di un’altra abitazione ove andare a vivere, così subordinando la possibilità del legittimo acquirente di entrare in possesso dell’appartamento.

Altri elementi indizianti sono stati acquisiti in ordine a una serie di contatti ed incontri finalizzati ad organizzare un traffico di stupefacenti con esponenti della ’ndrangheta.

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