Martedì 24 Dicembre 2024

Collaboratore scolastico di Taurianova sospeso per violenza sessuale su una tredicenne: «Non dire niente, ca m’attaccanu»

I carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, coordinati dal procuratore di Palmi Emanuele Crescenti e dal sostituto procuratore Letterio De Domenico, hanno eseguito una misura cautelare di sospensione dall'attività nei confronti di un collaboratore scolastico di una scuola media di Taurianova, di 65 anni, indagato con la grave accusa di violenza sessuale aggravata su minorenne. I fatti risalgono al 2023, quando una studentessa, all’epoca tredicenne, frequentava l’ultimo anno nel plesso scolastico in cui fa servizio l’indagato, il quale, nel corso delle attività pomeridiane, aveva dapprima iniziato a rivolgerle apprezzamenti non graditi, per poi iniziarla a seguire negli spostamenti lungo i corridoi. Dopo mesi di queste molestie, l’uomo aveva approfittato di un momento di pausa dalle lezioni, per seguire la ragazzina all’interno dei bagni, bloccarne ogni via di fuga e palpeggiarla nelle parti intime. A dare il via alle investigazioni dei carabinieri è stata la stessa studentessa che, profondamente turbata, aveva confessato gli abusi di cui era stata vittima ai propri genitori e alle amiche più strette. Con il loro conforto, si era presentata alla stazione dei carabinieri di Taurianova per riferire tutto ai militari. Immediata l’attivazione del codice rosso, la misura legislativa introdotta per garantire tempestività nella reazione delle forze dell’ordine e della magistratura davanti a reati di genere, come maltrattamenti in famiglia, stalking e violenza sessuale. A incidere sulle valutazioni effettuate dal gip di Palmi Anna Laura Ascioti è stato, tra le altre cose, il riscontro dato alle dichiarazioni della vittima da una registrazione audio che quest’ultima aveva fatto partire con il proprio cellulare, una volta accortasi di non essere in grado di sfuggire al proprio aggressore. La traccia vocale, che ripercorre quei terribili minuti, si conclude solo una volta che l’indagato la lascia da sola nei bagni, dopo averle intimato di serbare il silenzio sull’accaduto: «Non dire niente, mi raccomando, ca m’attaccanu», ovvero «non dire niente, mi raccomando, o mi arrestano».

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