La Procura di Roma ha avviato una indagine per istigazione al suicidio in relazione alla morte di un giovane della Guinea, che sabato scorso (3 febbraio) si è tolto la vita all’interno del Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Ponte Galeria (nella foto), alla periferia di Roma. Il fascicolo è coordinato dal sostituto procuratore Attilio Pisani che affiderà l’incarico per effettuare l’autopsia sul corpo del ventiduenne.
In base a quanto ricostruito il giovane, che era arrivato nel Cpr dalla Sicilia da pochi giorni, si è suicidato impiccandosi con un lenzuolo. Gli inquirenti acquisiranno le telecamere di videosorveglianza presenti all’interno del Centro oltre al messaggio lasciato dal ragazzo prima di uccidersi.
«Se morissi vorrei che il mio corpo fosse portato in Africa, mia madre ne sarebbe lieta», aveva scritto sul muro il ragazzo in francese, probabilmente con un mozzicone di sigaretta. Parole che rivelano la disperazione per un sogno tradito, quello di una vita migliore. La realtà è stata invece quella di una reclusione lunga mesi. Diventata inaccettabile. «I militari italiani - si legge ancora nel messaggio - non capiscono nulla a parte il denaro. L’Africa mi manca molto e anche mia madre, non deve piangere per me. Pace alla mia anima, che io possa riposare in pace».
Il suicidio ha causato ieri, 4 febbraio, una rivolta degli ospiti della struttura, con il ferimento di due carabinieri ed un militare dell’esercito. I disordini, - con il lancio di sassi, il tentativo di incendiare un’auto e quello di sfondare una porta - sono stati sedati dalle forze dell’ordine, anche con il ricorso ai lacrimogeni. Per i disordini 14 persone sono state arrestate oggi dalla polizia.
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