Nelle stesse ore in cui Novellara si appresta a dare la cittadinanza onoraria alla memoria a Saman Abbas, la diciottenne pachistana assassinata a fine aprile 2021, un delitto per il quale i genitori sono stati condannati all’ergastolo, il paese in provincia di Reggio Emilia vive una storia simile fatta di soprusi e costrizioni, anche se almeno in questo caso il tragico finale è stato evitato. «Se non ti sposi fai la fine di Saman Abbas» sono infatti le parole che un uomo di 52 anni, anche lui pachistano, avrebbe rivolto alla figlia poco più che ventenne. Per l’uomo e per la moglie di 37 anni, matrigna della ragazza, i carabinieri hanno eseguito la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima e di comunicazione, con tanto di braccialetto elettronico. La giovane nel 2021 fu costretta a nozze a distanza con un cugino in patria e si è opposta a sposarlo fisicamente. Entrambi i coniugi rispondono di maltrattamenti, l'uomo di 52 anni anche di costrizione o induzione al matrimonio. La ragazza abitava a Novellara con il padre, la moglie e i fratelli nati dal secondo matrimonio del padre, mentre la madre naturale è morta in Pakistan quando lei era appena nata. Un decesso ufficialmente per cause naturali, ma la ragazza avrebbe riferito di aver ricevuto racconti nel corso dell’infanzia secondo cui sarebbe stato invece un omicidio per mano dello zio, fratello maggiore del padre. Le indagini dei carabinieri hanno accertato che la ragazza, proprio come Saman, non era libera di uscire di casa, di cercarsi un lavoro, di avere contatti con il mondo esterno, di proseguire gli studi interrotti proprio in occasione dell’esame di terza media, per volontà del padre. Gli adulti di casa le dicevano che era musulmana e che per questo doveva tenere comportamenti adeguati, e di non fidarsi degli assistenti sociali che la seguivano. Di recente la giovane ha riferito proprio ai servizi sociali che il padre le aveva prospettato di partire per un viaggio in Pakistan e solo per questo lei ha accettato, per timore della propria incolumità, il collocamento in una comunità. Aveva paura perché nel 2021 era stata costretta dal padre a sposare a distanza un cugino mai visto di persona e ritenuto figlio dello zio. In Pakistan si sarebbe celebrato fisicamente il matrimonio. Quando lei si è opposta, il padre l’avrebbe minacciata dicendo che le sarebbe capitata la stessa sorte che era occorsa alla sventurata 18enne, connazionale, di cui i media si sono occupati negli ultimi due anni e mezzo. La Procura reggiana, diretta dal procuratore Calogero Gaetano Paci, ha quindi condiviso gli esiti delle indagini dei carabinieri di Novellara, supportate anche dalle attività dei servizi sociali del Comune e ha richiesto e ottenuto dal Gip le misure cautelari. Intanto domani, oltre alla cittadinanza alla memoria, il consiglio comunale di Novellara sarà chiamato ad approvare anche il regolamento istitutivo del ‘Fondo Saman Abbas per il contrasto alla violenza sulle donnè. Un fondo pubblico-privato “che ci permetterà di perpetuare nel tempo la memoria di Saman, attivando azioni concrete di sostegno e percorsi di inclusione delle donne, di ogni etnia e religione, che vivono situazione di difficoltà, di subalternità e di violenza, dentro e fuori le mura domestiche, ma anche attività formative per operatori sociali, insegnanti e forze dell’ordine in modo da rafforzare ulteriormente l’opera di prevenzione e di contrasto a questi fenomeni», ha spiegato la sindaca Elena Carletti. Nella foto Saman Abbas