Il tunisino uscito dal Cpr di Pozzallo: questa volta ce la faccio a chiedere la protezione internazionale
«Stavolta ce l’ho fatta, ero già venuto una volta in Italia due anni fa, sempre su un barcone, ma quella volta non ero riuscito ad attivare la richiesta di protezione internazionale». Esulta M.H., tunisino di 31 anni arrivato a Lampedusa il 20 settembre e poi trasferito a Pozzallo, per il quale il tribunale di Catania ha disposto il non trattenimento. «Anche se adesso sono ancora in un hotspot, sono molto felice perché ho in tasca l’attestato nominativo di richiedente asilo», dice il naufrago che ringrazia «Dio e il giudice, adesso posso finalmente far valere le mie richieste, perché ho un problema nel mio Paese». Il 31enne era stato soccorso dalla Guardia di finanza ed era arrivato su un barcone giunto al largo dello coste italiane una decina di giorni fa dopo essere partito dal suo Paese. Nel corso dell’udienza per la convalida, M.H., privo di documenti, aveva chiesto la protezione per la necessità di «fuggire perché perseguitato per le caratteristiche fisiche che i cercatori d’oro del suo Paese, secondo credenze locali, ritengono favorevoli delle loro attività, ovvero particolari linee della mano». Assieme al suo caso ci sono vicende e storie di altri suoi connazionali, probabilmente arrivati sullo stesso barcone quel giorno e per i quali il giudice ha disposto il «non trattenimento». Come quella di D.A., 23 anni, anche lui già espulso una volta dall’Italia, il quale ha spiegato di essere arrivato in Italia per sfuggire ai «dissidi con i familiari della sua ragazza, i quali volevano ucciderlo ritenendolo responsabile del decesso di quest’ultima, invece annegata in un precedente tentativo di raggiungere le coste italiane due mesi fa». M.A., di 38 anni, invece dice di essersi imbarcato dopo i problemi avuti con la moglie negli ospedali del suo Paese: «Per tre volte lei, rimasta in Tunisia con uno dei figli, ha partorito ma i neonati non sono sopravvissuti per mancanza di cure adeguate. Ho deciso di partire perché nel mio Paese le cure sono a pagamento», ha detto. Z.M.A., 27 anni, si è invece allontanato dalla Tunisia per sfuggire alle minacce dei suoi creditori.