Giovedì 26 Dicembre 2024

L'esperto: «La castrazione per gli stupratori non risolve il problema»

«Non abbiamo dati sufficienti per sapere se il fenomeno sia aumentato rispetto al passato o ne sia aumentata la visibilità, ma negli ultimi anni si abbassata l’età di chi commette violenza contro le donne. Quel che è certo è che la castrazione chimica per gli stupratori non risolverebbe il problema. Dobbiamo piuttosto interrogarci su strategie di prevenzione in termini educativi, per insegnare ai giovani empatia e rispetto». Lo dice all’Ansa, Antonella Costantino, direttore della U.O. di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Fondazione Policlinico di Milano, commentando gli episodi di Palermo e Caivano. Il nodo, precisa, «è la cultura di fondo: stupro e omicidio non sono meno presenti in Paesi in cui c’è la pena di morte. In chi li commette - prosegue Costantino, past president della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Sinpia) - c’è di base una mancata percezione di ciò che si fa e questo nasce dall’incapacità provare empatia per l’altro. Il non interrogarsi su cosa succede a chi ho davanti è legato anche alla violenza disseminata dalle serie tv ai videogiochi, che quasi desensibilizza e rende assuefatti al dolore dell’altro». La pandemia Covid ha fatto emergere un disagio mentale piuttosto diffuso e «le persone oggi sono più disposte a chiedere aiuto ma», prosegue Costantino, «ha ridotto questo disagio a una sofferenza individuale, mentre in realtà riguarda tutta la collettività». L’altro problema, evidenzia, «è che si sta imponendo il valore dominante della riuscita, spesso identificato come potere, ma anche sopraffazione. Questo ha sui social la sua cassa di risonanza, tanto che alcuni degli accusati dello stupro di Palermo si sono vantati di quanto fatto: i media amplificano e distorcono, permettono di empatizzare con i carnefici e allo stesso tempo di scatenare l’odio». Colpisce l’età giovane dei ragazzi coinvolti: «si è abbassata l’età media per ogni cosa, inclusi i rapporti sessuali, le patologie psicologiche o le dipendenze, un fenomeno dovuto a una spinta della società stessa che porta ad anticipare la maggior parte delle esperienze». Ci sono fattori di rischio diversi che possono portare a commettere gesti simili, ma «non è solo questione di degrado o povertà, come vediamo da tante denunce questi episodi di cronaca avvengono anche in contesti molto benestanti». Con il web il mondo cambia rapidamente e, conclude l’esperta, «dobbiamo cambiare in fretta le risposte che diamo: non si tratta solo dello psicologo a scuola o della terapia individuale. Servono interventi pedagogici e culturali, che lavorino precocemente sulle dinamiche di gruppo sull’insegnare il rispetto reciproco».

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