Il problema delle carceri è pronto ad esplodere da Nord a Sud. Le sette evasioni registrate il giorno di Natale a Milano sono solo la punta di un iceberg. Un gesto eclatante che dietro cela problemi atavici denunciati da chi è ed è stato detenuto e da chi lavora quotidianamente nelle carceri italiane.
La protesta a Palermo
Poteste e manifestazioni, a dicembre, si sono viste anche in diversi Istituti penitenziari siciliani. All'inizio di dicembre, era stato lanciato un appello dal carcere Pagliarelli di Palermo dai detenuti che lamentano di vivere in condizioni di estrema difficoltà relativa alle pessime condizioni igienico-sanitarie in cui versa la casa circondariale. I detenuti sottolineavano che dentro l'Istituto viene meno il diritto alla salute e chiedevano ispezioni immediate per trovare una soluzione alle tante problematiche. Le strutture fatiscenti e i servizi assenti non garantiscono, secondo i detenuti, i bisogni primari. E chiedevano anche l'istituzione del garante dei detenuti a Palermo. Attualmente in Sicilia esiste soltanto un garante regionale dei diritti dei detenuti, che non può garantire ispezioni costanti in tutto il territorio.
Lo striscione al Pagliarelli di Palermo
E il 7 dicembre, davanti al carcere Pagliarelli di Palermo, era apparso uno striscione in solidarietà ai detenuti e le detenute. “Se la civiltà di un paese di misura dalle condizioni delle sue carceri… l’Italia è un paese di m…a!”, stava scritto. I militanti di Antudo hanno sottolineato che "i detenuti non solo subiscono la negazione della loro libertà, vivendo in celle sovraffollate, affrontando costi elevati legati all’acquisto dei beni all’interno del carcere, ma devono fare i conti anche con condizioni sanitarie inaccettabili”.
La protesta ad Acireale
Nel carcere minorile di Acireale, lo scorso 11 dicembre, due detenuti con problemi psichici hanno protestato appiccando un incendio nella cella. In pochissimi minuti, il denso fumo ha invaso l'intera Sezione, dove erano presenti altri 18 detenuti. Il tempestivo e provvidenziale intervento del personale di Polizia Penitenziaria ha impedito che si potesse verificare una tragedia. Alla fine, 5 agenti sono stati portati al Pronto Soccorso dell'Ospedale per le intossicazioni. In quell'occasione, Calogero Navarra, segretario nazionale per la Sicilia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, aveva parlato di "tragedia sfiorata a scusa della scellerata gestione di soggetti con problematiche di carattere psichiatrico, che vengono assegnati in istituti penitenziari come quello di Acireale, una struttura totalmente inadatta a contenere simili tipologie di detenuti".
La protesta ad Enna
Altra protesta eclatante, ma a luglio scorso, nel carcere di Enna dove per due ore, di sera, i detenuti hanno battuto a lungo le sbarre delle celle. Il motivo, la mancanza di acqua calda per la doccia, a causa del guasto di una caldaia. Carabinieri e polizia avevano deciso così di cinturare la casa circondariale impedendo il transito a ridosso delle mura. La protesta è cessata poco prima di mezzanotte.
Il problema carceri in Sicilia
In tutta Italia, il primo problema è rappresentato dal sovraffollamento delle carceri. In Sicilia sono presenti 23 strutture penitenziarie, ma molte ospitano un numero di reclusi superiore alla capienza regolare: secondo gli ultimi dati, nelle carceri siciliane, alla data del 30 settembre erano presenti 6.018 reclusi a fronte di una capienza di 6.454. Un esempio su tutti, venuto alle cronache: nella struttura di Piazza Lanza, a Catania, alcuni anni fa, in una cella di circa 20 metri quadrati c'erano dalle otto alle dieci persone. Sul sovraffollamento, però, c'è una discussione aperta perchè secondo il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria sono regolari tre metri quadrati per ciascun detenuto, mentre la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo emessa contro l’Italia nel 2009, parla di sette metri quadrati. Altro problema che viene lamentato è la qualità del trattamento risocializzante con la carenza di educatori e di psicologi.
Agenti aggrediti e suicidi di detenuti
A questi due problemi si aggiunge la carenza di personale nelle strutture, lamentato dai vertici della polizia penitenziaria e dai sindacati. Tutto ciò è gravato, da un alto dalle tante aggressioni di agenti penitenziari da parte di detenuti e dall'altro, dal numero di suicidi di reclusi in cella: 70 al momento in tutta Italia, di cui 10 in Sicilia. Tanti, troppi per un Paese dove il detenuto andrebbe rieducato e messo nelle condizioni di vivere la sua reclusione dignitosamente. Da Augusta a Caltagirone, da Trapani a Enna: quest'anno sono state tantissime le aggressioni alla forze dell'ordine. A Trapani nello scorso mese di ottobre, un detenuto ha minacciato il personale di polizia con un bastone per poi scagliarsi con violenza contro alcuni agenti intervenuti per riportare all’ordine la situazione. Scene simili anche in altre carceri siciliane con le forze dell'ordine obbligate a ricorrere alle cure mediche e al ricovero in ospedale.
La visita a Siracusa
Il senatore Antonio Nicita e il deputato regionale Tiziano Spada, in queste festività natalizie, si sono recati nella casa circondariale di Cavadonna a Siracusa al carcere di Brucoli ad Augusta (Sr) «per incontrare i detenuti e fare loro gli auguri». Ma la visita ha rappresentato anche l'occasione «per rilevare una serie di carenze», sostengono i due esponenti del Pd. «In entrambe le strutture, per esempio - affermano Nicita e Spada - si registrano delle difficoltà legate alla mancanza di personale, soprattutto tra gli agenti di polizia penitenziaria ai quali non viene garantita la sicurezza. Ma è a Brucoli che si registra la situazione peggiore perché a queste criticità si aggiunge una struttura vecchia, anzi che sta letteralmente cadendo a pezzi, con aree interdette e padiglioni che hanno docce comuni e non autonome all’interno delle celle, come previsto dalla normativa». Una situazione grave in tutta Italia, una polveriera pronta ad esplodere e i segnali di fine 2022 non fanno certo ben sperare.