Lunedì 18 Novembre 2024

Tar: la prevenzione del cancro al seno non si può fare nelle cliniche private

Le case di cura e le cliniche private, ad accezione del centro Humanitas di Catania e la Maddalena di Palermo, sono escluse dalla Breast Unit, la rete per la cura e la prevenzione del tumore al seno. E’ quanto hanno stabilito i giudici del Tar di Palermo della prima sezione presieduta da Salvatore Veneziano che hanno respinto il ricorso presentato dalla Casa di Cura Torina. Con il decreto del 30 gennaio del 2020 l’assessorato alla Sanità ha voluto razionalizzare rete per la cura e la prevenzione al tumore, costituita da 7 snodi provinciali in cui si articolano 15 centri di senologia, formati nella provincia di Agrigento dal San Giovanni Di Dio; nella provincia di Caltanissetta dal Vittorio Emanuele di Gela; nella provincia di Catania dall’Arnas Garibaldi, dalla Casa di Cura Humanitas e dal Policlinico Vittorio Emanuele, oltre che dal centro capofila con funzioni di coordinamento affidate al Cannizzaro; nella provincia di Messina dal San Vincenzo di Taormina e dal Papardo di Messina; nella provincia di Palermo dall’Arnas Civico, da Villa Sofia- Cervello, dal Policlinico, dalla casa di cura La Maddalena e dalla fondazione Giglio di Cefalù; e, infine, nelle province di Siracusa e Ragusa, dall’ospedale di Lentini e dal Maria Paternò Arezzo di Ragusa. Una riorganizzazione ritenuta legittima dai giudici che hanno respinto il ricorso. «La contestata programmazione, si appalesa pertanto ragionevole in quanto volta a garantire gradualità nel passaggio alla Rete oncologica per assicurare la copertura integrale del fabbisogno rilevato - si legge nella sentenza - infatti non è stato disposto che il passaggio al nuovo regime sia immediato e anzi si prevede che alcune strutture che non raggiungono le soglie indicate siano egualmente ammesse a far parte della rete e sottoposte ad un periodo di monitoraggio per testarne la tenuta sotto il profilo dei volumi dei trattamenti. Va quindi ribadito che la scelta di concentrare in alcune strutture soltanto il trattamento dei pazienti oncologici, non risponde solo ad una finalità di selezione delle migliori, ma anche di promozione dell’incremento della qualità di quelle esistenti più qualificate, al fine di ridurre il fenomeno della mobilità regionale passiva, visto come un impoverimento della sanità regionale e un rischio per i pazienti».

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