Sono oltre 25 mila le persone morte o disperse dal 2014 nel Mediterraneo, mentre cercavano di raggiungere l’Europa. A sottolinearlo è la fondazione Ismu (acronimo di Iniziative e studi sulla Multietnicità) in vista del 3 ottobre, la Giornata della memoria e dell’accoglienza, in cui si ricorda il naufragio al largo di Lampedusa durante il quale persero la vita 368 persone.
È in questo «il viaggio verso l’Italia - spiegano dalla fondazione - si conferma il più pericoloso: è sulla rotta del Mediterraneo centrale che si registra da sempre il più elevato numero di morti e dispersi» ovvero 1.088 dal primo gennaio al 25 settembre 2022 su un totale di 1.473 su tutte le rotte del Mediterraneo, tra questi 60 erano bambini». Si tratta di oltre il 75%.
La Sicilia continua ad essere il principale approdo di chi fugge perso l’Europa. Al 25 settembre si contano oltre 51mila arrivi su un totale di 69mila in Italia.
Ma il fenomeno, come ricordano i dati Iom (International Organization for Migration), è mondiale: a livello globale dal primo gennaio al 25 settembre 2022 sono stati registrati 3.469 decessi. La rotta del Mediterraneo resta la più mortale, con il 43% di tutti i migranti morti e dispersi nel mondo nei primi nove mesi del 2022, ma non è l’unica. Crescono i decessi sulla rotta americana che nel 2022 sono un quarto di quelli mondiali mentre diminuiscono quelli in Africa (16% del totale mentre nel 2020 era il 30%), ma a causa del conflitto in Ucraina c’è una crescita di migranti morti e dispersi in Europa che nel 2020 erano il 2% ed ora sono il 3,7.
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