La crisi idrica ha colpito tutta Italia e mai, come quest'anno, regioni che non avevano mai sofferto la siccità oggi ne sono state investite in pieno. Nondimeno, la Sicilia, che ha un rischio di desertificazione stimato al 70%, si ritrova con riserve idriche, nei suoi 25 invasi, sono simili a quello dello scorso anno. Nonostante la mancanza di piogge e le temperature roventi, infatti, non c'è stata una vera emergenza.
Quello che sconforta sono invece le infrastrutture idriche: le perdite d’acqua immessa nella rete raggiungono la percentuale record di oltre il 40%. Una situazione, quella delle condutture, che, unita alla gestione commissariale ventennale dei Consorzi di bonifica, ha effetti negativi sugli agricoltori. Questi ultimi, sono anche costretti a lunghe trafile per prenotare i turni d’irrigazione che, con le temperature di questo periodo, dovrebbero essere anche più frequenti.
"Credo che bisogna fare sintesi dei processi del mancato sviluppo attraverso esperienze reali. Gli effetti di competenza e capacità gestionale, quando chi governa non è all’altezza del ruolo, colpiscono tutti indistintamente. Come esempio porto l’esperienza di alcune aziende agricole compresa la mia da più di due mesi senza acqua con effetti drammatici per la gestione degli allevamenti", dichiara Stefano Cirillo, che gestisce un'azienda agricola di famiglia che produce seminativi e allevamenti di bovini nel Palermitano.
"Il guasto alla condotta raccontato da chi amministra varia dal tragico al comico e ve lo risparmio. Il pensiero che lo scorso ottobre siano stati bocciati tutti i progetti del PNRR che riguardano le infrastrutture irrigue e 400 milioni siano stati bruciati dalla Regione Siciliana mette in relazione gli effetti dell’incapacità di chi amministra, la vita quotidiana e l’impossibilità di sviluppo. Come altro dettaglio vi dico che le Aziende in questione sono raggiungibili solo quando si può attraversare un corso d’acqua perché il ponte della strada è caduto da otto anni. Anche in questo caso - continua - chi amministra non è stato capace, pur essendo una strada provinciale e con le somme disponibili, a pubblicare il bando per assegnare i lavori. Capite bene che se per un ponte di cinquanta metri ci vorranno decenni immaginate quanti secoli per quello sullo Stretto".
"Ognuno potrebbe raccontare per tutta la Sicilia esperienze purtroppo simili. Andare a votare darà la possibilità di puntare su chi riteniamo più adatto perché in Sicilia cambi la tendenza al ribasso e si arrivi ad un rilancio reale. Ecco perchè occorre recarsi alle urne: chi rinuncia al voto sceglie di accettare passivamente gli effetti di scelte incompetenti che prima o poi paghiamo tutti. Perché la Sicilia diventi veramente "libera e forte" c’è bisogno dello sforzo e dell’impegno di tutti passando dalle parole ai fatti .Utilizziamo tutti insieme il diritto di scegliere con responsabilità a chi affidare il rilancio del nostro mancato sviluppo", conclude Stefano Cirillo.
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