Niente benefici economici - previsti dalla legge a favore dei familiari superstiti delle vittime della criminalità organizzata di stampo mafioso - per la moglie e le figlie di Silvio Badalamenti, il nipote del capomafia di Cinisi Gaetano Badalamenti, ucciso a Marsala il due giugno 1983, durante la guerra di mafia vinta dai corleonesi e condotta anche sterminando i parenti del boss. Lo ha deciso la Cassazione che ha respinto il ricorso di Gabriella Ruffino, vedova di Silvio Badalamenti, ucciso a 38 anni, e delle figlie contro la decisione della Corte di Appello di Palermo che nel 2015 ha negato alle tre donne il diritto ad accedere al fondo assistenziale istituito presso il ministero dell’Interno.
Ad avviso della corte di merito, rileva la Cassazione nel verdetto 20541 depositato oggi, manca il requisito della “estraneità della vittima, al tempo dell’evento, ad ambienti e rapporti delinquenziali e, nella specie, al contesto mafioso».
Ricordano in proposito gli ermellini che la sentenza della Corte di Assise di Trapani a carico degli autori dell’omicidio di Silvio Badalamenti evidenziava «il radicato rapporto di fiducia» della vittima con suo zio, il boss Badalamenti, “fondato su presupposti non esclusivamente basati sul mero vincolo di sangue». Si sottolineavano poi le «condizioni di vita e professionali» di Silvio Badalamenti quale «responsabile dell’esattoria comunale di Marsala, facente capo ai noti esponenti mafiosi Antonino e Ignazio Salvo, legati da stabili vincoli di affari con Gaetano Badalamenti». Infine, «le pregresse esperienze giudiziarie e altri stretti rapporti con esponenti mafiosi di primissimo rilievo, erano tutti elementi, per la Corte di merito, univocamente orientati a certificare la sostanziale contiguità di Silvio Badalamenti ad ambienti mafiosi o quantomeno ad ingenerare il forte sospetto della sua non estraneità al contesto criminoso nel quale era maturato il delitto, circostanze entrambe ostative al conseguimento, da parte degli eredi, del beneficio economico rivendicato».
Nel confermare il no all’accesso al Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime di reati di tipo mafioso, la Cassazione ricorda che le norme prevedono che non sia sufficiente la sola incensuratezza della vittima o la non affiliazione a una cosca, ma che «vi sia la completa estraneità ad ambienti delinquenziali mafiosi, intesi in senso ampio e in modo particolarmente rigoroso laddove per vincoli, e ragioni familiari, la frequentazione di quegli ambienti sia naturalmente assidua».
Gaetano Badalamenti fu arrestato nel novembre 1984 a Madrid ed estradato negli Stati Uniti dove fu condannato a 45 anni di carcere - dove morì nel 2004, a 80 anni - nel processo ‘Pizza Connection’ per traffico di cocaina ed eroina. In Italia è stato condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio del giornalista Giuseppe Impastato, ucciso il 9 maggio 1978 a Cinisi per la sua attività di denuncia nei confronti del boss Badalamenti e di Cosa Nostra.
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