Grandi manovre sulle acque e nei fondali del Mar Mediterraneo. In queste settimane la Marina militare italiana ha registrato nel Mare Nostrum la rotta di 18 navi da guerra russe e due sottomarini. Una situazione da tenere sotto controllo tanto da portare il capo di stato maggiore della Marina Militare, l'ammiraglio Enrico Credendino, alla celebrazione della Giornata della Marina a sottolineare come "il quadro dell'insicurezza marittima nel Mediterraneo si è esacerbato a seguito dell'emergenza pandemica prima e del conflitto in Ucraina poi, con l'incremento della presenza di navi e sommergibili russi con capacità missilistiche strategiche". Una nuova conferma dell'alta tensione internazionale al largo delle coste meridionali dell'Isola ma anche del ruolo strategico del Canale di Sicilia dove si affacciano ottomila chilometri di litorale e 20 milioni di abitanti. D'altra parte non ci sono solo i russi a navigare nel Mediterraneo: "Anche turchi e francesi - spiega l'ammiraglio Credendino - stanno potenziando la flotta". Proprio il Mediterraneo diventa zona di collegamento non più soltanto fra le cose europee e quelle africane, quindi da Nord a Sud ma anche da Est a Ovest . "Il Mediterraneo - avverte il capo di Stato maggiore - catalizza gli interessi di attori statuali e non, con ambizioni globali, che cercano di accrescere la loro influenza anche con l'uso dello strumento militare. Ciò comporta per il nostro Paese una sempre crescente responsabilità per garantire l'equilibrio dell'intero bacino". In questo quadro l'Italia è chiamata a svolgere il proprio ruolo, anche "tenendo conto dello spostamento del baricentro della marina statunitense verso l'indopacifico, lasciando un vuoto, che altri attori stanno cercando di colmare".