«Noi siamo Casamonica e non paghiamo». Così si erano rivolti tre affiliati al clan attivo nell’area est di Roma ai gestori di un ristorante nella zona lido di Latina il 9 marzo scorso. Minacce accompagnate anche da una estorsione: farsi consegnare circa 700 euro. Per questo episodio gli uomini della mobile del capoluogo pontino, su richiesta della locale Procura, hanno arrestato Diego, Guido e Marco Casamonica. Il primo è finito in carcere, per gli altri due il gip ha disposto gli arresti domiciliari. All’operazione hanno collaborato anche gli agenti della mobile di Roma e del commissariato Romanina. Le indagini sono partite dalla denuncia dei due titolari del ristorante. Nell’esposto finito all’attenzione dei pm di Latina viene ricostruito quanto avvenuto la sera di due mesi fa. Dopo essere entrati nel locale, i tre hanno ordinato i piatti più costosi in menù e bottiglie di champagne. Non sazi hanno chiesto provocatoriamente ad uno dei camerieri di potere scendere in cantina per prendere altre bottiglie costose. Dopo avere cenato e bevuto gli indagati si sono rifiutati di pagare il conto e sono passati alle minacce. «Dovete darci soldi, noi siamo Casamonica», le parole rivolte ai gestori che però si sono rifiutati di consegnare il denaro ma hanno accettato, evidentemente impauriti, che i tre andassero via senza saldare il conto della cena pari a circa 1.600 euro. I tre hanno replicato lo stesso copione con il receptionist di una struttura ricettiva. Anche in questo caso l’impiegato si è rifiutato di consegnare il denaro presente in cassa che gli era stato richiesto. Nel corso delle indagini è emerso che quello stesso giorno, nel pomeriggio, gli indagati si erano trattenuti per varie ore, effettuando diverse consumazioni, all’interno di un bistrot nel centro storico di Latina. Anche in questa circostanza i tre hanno ostentato la propria appartenenza alla famiglia del quartiere Romanina. «Dopo sette anni di galera sono tornato libero da pochi mesi», ha detto sostanzialmente Diego Casamonica al titolare del bistrot prima di farsi consegnare 160 euro per poi allontanarsi, con gli altri due indagati, senza pagare le consumazioni, cibo e bevande, che ammontavano a circa 600 euro.