C'era anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla commemorazione di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e degli agenti della scorta, nell’Aula bunker dell’Ucciardone di Palermo, uno degli eventi per ricordare il trentesimo anno delle stragi mafiose. «Tra le molte ragioni per cui tutti noi siamo debitori in particolare verso Giovanni Falcone, c'è senza dubbio aver collocato la lotta contro il crimine organizzato, come scrisse un altro magistrato che con lui collaborò al ministero, Eugenio Selvaggi, a livello internazionale, sia quanto agli strumenti di contrasto sia per la necessaria condivisione della consapevolezza della sua pericolosità», ha detto la ministra alla Giustizia, Marta Cartabia. «Se oggi 46 procuratori generali del Consiglio d’Europa e rappresentanti di altri Paesi del mondo sono presenti in questo luogo è proprio in nome di questa condivisa consapevolezza che ha generato, e continua a generare, una sempre più intensa condivisa azione». «In queste ultime settimane una guerra insensata si è affacciata sul nostro continente. Sono le democrazie ad avere sempre le risorse giuste per affrontare anche i peggiori momenti di crisi. Perchè è nella libertà di ciascuno che va trovata la forza e anche la creatività per affermare il valore del vivere civile», ha detto la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese. «Non vogliamo rassegnarci a Cosa nostra e a ogni forma di illegalità. Non vogliamo rassegnarci alla mancanza di una verità piena sulle stragi e questo è un compito che non riguarda solo la magistratura, ma tutta la società nel suo complesso», ha ricordato il presidente della Corte d’Appello di Palermo, Matteo Frasca. «La mafia esiste ancora, si è mimetizzata nella società, inquinando l’economia, eppure si può sconfiggere, non è invicibile, come ci diceva Giovanni Falcone: come ha avuto un inizio, così avrà una fine», ha detto il vice presidente del Csm, David Ermini. «La mafia non è ancora sconfitta - ha porseguito - ma è definitivamente sconfitta l’impunità dei mafiosi. Quell'impunità che è alimento di complicità, zone grigie e opache connivenze. Ancor più inaccettabili e disonorevoli se coinvolgono uomini delle istituzioni». «Molto è cambiato nei 30 anni trascorsi dalla strage di Capaci e dalla morte mio fratello Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta. Molto è cambiato nella società ma anche nella magistratura italiana. Ne è testimonianza l’evento organizzato dalla Procura generale della Cassazione per commemorare le vittime degli eccidi di Capaci e Via D’Amelio che vede riuniti, oggi, i procuratori generali dei Paesi del Consiglio d’Europa. Una iniziativa che concorre a rimarginare la ferita inferta a mio fratello da molti esponenti della magistratura che furono protagonisti, durante tutta la sua carriera, di attacchi violenti e delegittimanti che concorsero al suo isolamento», ha detto la professoressa Maria Falcone, presidente della Fondazione Giovanni Falcone in una nota, a proposito della Conferenza internazionale dei Procuratori generali. Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, presente alla cerimonia, ha accolto il Presidente della Repubblica e ha ringraziato tutte le cariche istituzionali che hanno partecipato a "questa conferenza che, conclusasi nel ricordo delle stragi di Capaci e via D’Amelio, ha rappresentato un momento importante per la vita della nostra città, dell’intero Paese e del mondo. Ha fornito un contributo ulteriore all’impegno di promuovere una cultura di legalità del diritto e dei diritti. La scelta di Palermo - ha aggiunto Orlando - è stata al tempo stesso un riconoscimento del cambiamento di questa città ma anche un richiamo alle nostre responsabilità affinché questo cambiamento venga messo in sicurezza"