Truffa sui contributi Covid per 440 milioni di euro, denunce e sequestri dalla Sicilia al Nord
Recuperato e sequestrato dalla Guardia di Finanza di Rimini quasi l’intero ammontare della maxi frode di 440 milioni sui bonus e i ristori Covid, intascati illecitamente da imprenditori e professionisti. Si tratta del 97% dell’ammontare della presunta frode, tra immobili, società, veicoli, disponibilità finanziarie e crediti che sono stati bloccati dalla Guardia di finanza prima che venissero ceduti. Il totale dei crediti sequestrati - e di cui è stata impedita la vendita - ammonta a circa 305 milioni. L’indagine ‘Free Credit’ coordinata dal sostituto procuratore di Rimini Paolo Gengarelli, la prima in Italia nel suo genere, lo scorso gennaio aveva portato alla scoperta di una maxitruffa sui soldi stanziati dallo Stato per aiutare le imprese in difficoltà a causa della pandemia. Grazie al metodo messo a punto da un commercialista riminese, è stato ricostruito, venivano commercializzate le cessioni di credito destinate all’ottenimento dei bonus con una frode per le casse dello stato di quasi 500 milioni. Le misure cautelari a gennaio scorso erano state 35, con oltre 80 perquisizioni in Emilia-Romagna e in contemporanea in Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino e Veneto. Dodici le persone agli arresti. Nei giorni scorsi grazie alla collaborazione della Gdf con l’Ufficio italiano presso Eurojust, l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale sono state eseguite richieste di accertamenti bancari e l’esecuzione in Austria di un sequestro di beni emesso dal Gip del Tribunale di Rimini per 9,7 milioni che ha riguardato immobili, quote societarie e veicoli. Altre due persone sono finite iscritte nel registro degli indagati.