È stato arrestato il presunto responsabile dell’omicidio della donna ritrovata cadavere, fatta a pezzi a Borno nel bresciano una settimana fa. L’uomo, 43 anni, è un amico e vicino di casa della vittima, identificata come Carol Maltesi, 25 anni, in arte Charlotte Angie, milanese nota nel mondo dell’hard. Ha confessato l’omicidio durante un interrogatorio nella notte ai carabinieri.
Il cadavere era stato trovato il 20 marzo in un dirupo nelle montagne di Borno, in Valcamonica. I carabinieri del Comando provinciale di Brescia e della compagnia di Breno hanno eseguito, a carico di un uomo di 43 anni residente nel Milanese, amico e vicino di casa della vittima, un provvedimento di fermo per i reati di omicidio volontario aggravato, distruzione e occultamento di cadavere.
La totale assenza di elementi utili all’identificazione della vittima aveva spinto gli investigatori a pubblicare un comunicato nel quale si descrivevano alcuni tatuaggi ancora parzialmente visibili sul corpo della donna. Il che ha consentito ad alcune persone - anche residenti in altre regioni - di mettersi in contatto con i militari per comunicare loro che quei tatuaggi potevano appartenere ad una donna molto conosciuta negli ambienti del cinema porno. Identificata la donna, è stato accertato che la sua auto era transitata domenica 20 marzo, proprio in territorio di Borno, condotta da un uomo che a sua volta era risultato avere la disponibilità dell'auto stessa, in quanto controllato a bordo in precedenti circostanze.
Nella giornata di ieri quest’uomo si è è presentato ai carabinieri per fornire informazioni sulla donna, offrendo circostanze che subito sono state contraddette dalle indagini fino a quel momento compiute. Il magistrato e i carabinieri, che nel frattempo avevano raccolto elementi che collocavano l’uomo in territorio di Borno la mattina di domenica 20, lo hanno sottoposto ad una serie di contestazioni alla presenza del difensore. E l’uomo ha confessato l’omicidio e l’occultamento del cadavere, che sarebbe avvenuto a gennaio 2022, prima riponendolo in un congelatore nella casa della stessa vittima e poi, una volta fatto a pezzi, gettandolo nel dirupo di montagna. Il racconto ha chiarito molti particolari, ma su di essi il lavoro della Procura di Brescia e dei carabinieri continua «alla ricerca dei riscontri, nel rispetto della presunzione di non colpevolezza della persona sottoposta alle indagini».
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