Venerdì 27 Dicembre 2024

Dispersione scolastica in Sicilia, allarme della Commissione Antimafia dell'Ars

La Commissione antimafia dell'Ars

"Il contesto è grave e ha bisogno di risposte urgenti, anche in virtù di un ulteriore peggioramento dovuto alla pandemia". Con queste parole il presidente della Commissione antimafia regionale, Claudio Fava, ha presentato a Palazzo dei Normanni, a Palermo, la relazione conclusiva dell’inchiesta condotta negli ultimi mesi in merito al fenomeno della dispersione scolastica e, in particolare, del reclutamento di minori a opera della criminalità organizzata sul territorio siciliano. Nel corso dei mesi, in cui si sono susseguite una serie di audizioni, è emerso che in Sicilia il tasso di dispersione scolastica è altissimo rispetto alle medie nazionali e nelle periferie delle grandi città c'è una concentrazione con percentuali che superano il 65%, una condizione di vulnerabilità sociale straordinaria che riguarda i minori in delle zone in cui il disagio è alto e dove l’ascensore sociale si è fermato da decenni ai piani alti. E in uno scenario già complicato, si insedia sull'isola la criminalità organizzata: "Siamo in Sicilia, non in Valle d’Aosta, per cui c'è chi si propone per la funzione di supplenza allo Stato ed è la criminalità organizzata. I ragazzini, in assenza di qualsiasi altra proposta offerta di integrazione sociale, sono facilmente preda di seduzioni e inseriti in modo stabile in dinamiche criminali in senso stretto - ha aggiunto il presidente della Commissione - C'è grande preoccupazione. Abbiamo il garante regionale dei minori, ma diventa inutile se è solo un modo per dire 'l'abbiamo fattò, ma poi nessuno ne sa nulla e non ha una struttura operativa. La norma, se non riempita di contenuti, diventa solo una carezza al proprio ego". A questo proposito, Fava chiede alla Regione un cambio di passo: "O la Regione Siciliana diventa cabina di regia e volano per questa che è un’emergenza, oppure è difficile venirne a capo. La Regione deve essere un punto di riferimento che possa mettere attorno tutti gli attori istituzionali. Ci sono margini di intervento, sia finanziari che di attività politiche. Non credo che si possa risolvere il tutto con leggi miracolistiche, bisogna invece dotarsi di uno strumento per poi poter operare di volta in volta". Il lavoro della Commissione, che si è concluso a febbraio scorso, si è concentrato sulle zone periferiche delle metropoli, dove il tasso di dispersione scolastica è maggiore, andando ad analizzare le cause e gli effetti del progressivo allontanamento dei giovanissimi da un’istituzione, come quella scolastica, che è l'unica - insieme a Carabinieri e Polizia laddove presenti - sulla quale gravano importanti e a volte univoche responsabilità: "Alcuni operatori scolastici lavorano in condizioni di eroismo - ha spiegato Fava - Sulle loro spalle pesano responsabilità e doveri che dovrebbero essere distribuiti diversamente e che invece gravano solo sulla scuola". Una volta palesi i numeri del fenomeno, l’intervento risulta critico per diversi fattori. Su tutti, una serie di carenze strutturali, quali la mancanza di un’attività di studio sulla condizione dei giovani in Sicilia, il numero insufficiente di assistenti sociali in diverse zone in relazione ai minori residenti, lo svilimento della figura del Garante regionale per l’infanzia, che esiste in Sicilia ma è privo di mail, di una segreteria telefonica, di contatti diretti se non per passaparola. Tra le carenze, quelle dei luoghi di aggregazione, degli impianti sportivi spesso chiusi e lasciati all’abbandono, passando per le palestre delle scuole inagibili. Le associazioni del terzo settore fanno un importante lavoro, ma i progetti diventano spesso controproducenti, visto che solitamente sono 'a tempò e le continue interruzioni portano i giovani, salvati dalla strada, a essere nuovamente abbandonati e catapultati nel degrado e tra le braccia della criminalità. Fava conclude ricordando come uno dei primi obiettivi sia quello di colpire le famiglie che non collaborano e che preferiscono ritirare un figlio da scuola per ragioni che si intersecano con la delinquenza: "Ci sono famiglie che non incoraggiano i figli ad andare a scuola perché pensano siano più utili ad altro. Rifiutate nel modo più volgare e violento lo Stato, negando ai vostri figli il diritto di poter avere un’istruzione, però poi volete il reddito di cittadinanza? Quando togli un ragazzo da scuola, quando non collabori, quando ritieni che il piccolo traffico locale sia conveniente, allora il reddito di cittadinanza non lo puoi prendere".

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