Anche se di poco, in Sicilia ieri, 6 marzo, è tornato a salire sopra il tetto dei quattromila casi il bilancio delle nuove infezioni Covid diagnosticate nell’Isola, tanto da piazzare la regione al primo posto in Italia per numero di contagi emersi nelle ultime 24 ore, ma negli ospedali continua il calo dei posti letto occupati e dopo i 14 pazienti ricoverati tra venerdì e sabato scorso in Rianimazione, stavolta, nel bollettino quotidiano dell’emergenza, gli ingressi in terapia intensiva scendono a quota due. Eppure, su quest’ultimo fronte, in Sicilia i campanelli d’allarme non sembrano ancora del tutto spenti, e se è vero, come fa notare il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le applicazioni del calcolo Mauro Picone del Cnr, che il decremento di malati gravi sta registrando una frenata in tutto il Paese, è altrettanto vero che nei nosocomi siciliani i ricoveri in Rianimazione, seppur in netta flessione al confronto con lo scorso gennaio, sono comunque più frequenti rispetto ad altri territori, per lo meno su base settimanale. Difatti, l’Isola chiude gli ultimi sette giorni con un totale di 37 ingressi in terapia intensiva, un’asticella superata solo dal Lazio (con 47 unità) mentre regioni che solitamente registrano più infezioni quotidiane, come Lombardia e Veneto, nella triste classifica si piazzano indietro.
Come si spiega? Per Carmelo Iacobello, direttore dell’Uoc di Malattie infettive dell’ospedale Cannizzaro di Catania, oggi destinazione principale dei pazienti Covid più gravi dell’area etnea, questi numeri dipendono da «una serie di concause, a partire dal “peccato originale” che la Sicilia si trascina da tempo: dall’incidenza di non vaccinati o di vaccinati con ciclo incompleto, ancora elevata rispetto al resto del Paese. A questo aspetto, bisogna aggiungere il fatto che la popolazione dell’Isola è tra le più anziane d’Italia, quindi più a rischio in caso di patologia Covid, senza dimenticare il fatto che nel nostro territorio abbiamo tanti malati cronici, e alcuni di questi, se colpiti dal virus, anche dalla variante Omicron, per le loro comorbilità possono finire in Rianimazione anche se vaccinati con terza dose».
Inoltre, spiega il professore, «nei nosocomi siciliani, per patologie non legate al SarsCov2, continuano a entrare ultraottantenni che vengono trovati positivi solo al momento del ricovero, per essere poi piazzati in reparti Covid, cioè in corsie che nulla hanno a che vedere con la cura delle loro patologie di base. Qui, isolate e lontane dall’affetto dei propri casi, queste persone spesso si lasciano andare fino ad aggravare il proprio quadro clinico».
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