Non ci sarà un giorno in cui il Covid, da un momento all’altro, sparirà. Per questo pensare di smantellare tutto l’impianto di regole e restrizioni a partire da una data puntuale - magari il 31 marzo quando scadrà lo stato d’emergenza - non è la strategia migliore. Anzi, «con 60 mila casi al giorno, è un errore» e quindi sì, ancora per un pò, alle mascherine al chiuso, al Green pass e forse anche alla quarta dose in autunno. Nel giorno in cui in Italia si celebra la Giornata nazionale del personale sanitario, il ministro della Salute Roberto Speranza si conferma capofila dell’ala più prudente del governo. Un messaggio, probabilmente, anche per alcuni pezzi di maggioranza che da settimane scalpitano per una de-escalation delle misure. Il ministro invita tutti a “tenere i piedi per terra: il Covid non prende l’aereo e va via il 31 marzo», dice, il Green pass «è stato ed è un pezzo fondamentale della nostra strategia» e «le mascherine al chiuso sono ancora importanti». Non solo: Speranza apre la porta a un possibile, ulteriore richiamo del vaccino: a marzo partirà la quarta dose per gli immunocompromessi (a 120 giorni dalla precedente), «ma dovremo valutare il richiamo per tutti dopo l’estate. È da considerare probabile, perché il virus - ribadisce ancora - non stringe la mano e se ne va per sempre». Lo sanno bene soprattutto gli operatori in camice, che ieri - secondo anniversario della scoperta del paziente-1 di Codogno - hanno celebrato la loro Giornata, dedicata al fondatore di Emergency Gino Strada. A loro è arrivato un messaggio di omaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «E’ grazie alla loro preparazione professionale e al loro spirito di sacrificio - afferma il Capo dello Stato - che è stato possibile arginare il rischio di perdite ancor più ingenti». Per il settore sono in programma investimenti e riforme, ma la loro efficacia «è legata alla qualità e all’impegno di chi concretamente la fa vivere con il proprio lavoro e con la propria passione». Anche Papa Francesco, all’Angelus, ha rivolto un pensiero di gratitudine all’“eroico personale sanitario».
Il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici Filippo Anelli ricorda i camici bianchi morti, ben 370, durante le ondate del virus che hanno lasciato sul campo circa 500 sanitari. Ma anche i «12 milioni di cittadini curati, di cui 10,7 milioni guariti». Nel ringraziare i medici per il loro impegno, Speranza riconosce che «due anni fa furono fatte scelte difficili, oggi il 91% della popolazione sopra i 12 anni si è vaccinata e questo ci mette nelle condizioni di gestire in maniera del tutto diversa la pandemia, che purtroppo è ancora in corso». Il bollettino quotidiano segna infatti 42.081 positivi e 141 vittime, con un tasso di positività all’11,3% e 934 ricoverati in intensiva, 19 in meno di ieri. Comunque, è tornato a promettere la fine della stagione dei tagli e «se la tendenza di riduzione della curva continua lavoreremo nelle prossime settimane per superare lo stato d’emergenza». I primi passi verso una maggiore ‘normalità’ saranno il 1 marzo l’aumento della capienza negli stadi e nei palazzetti (75% e 60%); dal 10 del mese si potrà tornare a mangiare nei cinema e negli impianti sportivi e visitare i propri familiari ricoverati; il 15 giugno scade l’obbligo di vaccinazione per gli over-50. Intanto dal suo ministero arriva un chiarimento a un quesito proprio della Fnomceo: i sanitari non vaccinati restano sospesi anche se guariti dal virus perché la guarigione da Covid non dà diritto a tornare al lavoro. Al momento sono quasi 22 mila i medici non immunizzati; due mesi fa erano 40 mila in più.
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