Una uscita graduale, ma sempre più a grandi passi, dalla pandemia e da tutto ciò che il Covid 19 ha determinato negli ultimi due anni. Parola del presidente del Consiglio, Mario Draghi alla luce dei dati che parlano di un costante miglioramento dei numeri relativi all'epidemia in Italia, a partire dall'indice di trasmissibilità Rt mai così basso dal giugno dello scorso anno, e un'incidenza di casi per 100mila abitanti che crolla da 962 a 672. Tanto che il Governo sta lavorando a un calendario di riaperture per eliminare le ultime restrizioni nel Paese. Il primo marzo scatterà l'aumento della capienza negli stadi e nei palazzetti, che salirà rispettivamente al 75% e al 60%. Anche se la questione delle capienze è ancora in discussione, con gli stadi che potrebbero essere al 100% già prima del 31 marzo per la partita della Nazionale, a Palermo il 24 marzo, mentre prosegue il dibattito sulle mascherine al chiuso. Dal 10 marzo sarà nuovamente possibile "consumare cibi e bevande anche in sale teatrali, da concerto, al cinema, nei locali di intrattenimento e musica dal vivo, in altri locali assimilati e in tutti i luoghi in cui svolgono eventi e competizioni sportive". Dunque via libera a popcorn, patatine, birra e coca cola al cinema e allo stadio nello stesso giorno in cui scatterà anche un'altra misura, il ritorno della possibilità di far visita ai familiari ricoverati in ospedale, per 45 minuti al giorno. La data che tutti attendono è quella del 31 marzo. È quello il giorno in cui finirà lo stato di emergenza dopo due anni. "Sicuramente - dice il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa - inizierà una fase nuova che sarà messa in evidenza da un allentamento delle misure restrittive" mentre "non si può escludere una proroga per l'obbligo vaccinale dopo il 15 giugno per gli over 50". Sulla mascherina al chiuso il Governo sta ancora "riflettendo" ma l'obiettivo è terminare le terze dosi ed eliminarla.
Lo smart working
Lo smart working è stata certamente una delle parole più utilizzate sin dal primo lockdown del marzo 2020. E certamente una novità non certo da bittare via. Lo ha detto anche il ministro della Salute, Roberto Speranza: "Ha rappresentato uno strumento importante anche dal punto di vista della tutela sanitaria. Quindi il lavoro agile è stato un pezzo della politica di distanziamento che ha prodotto i suoi effetti. Ora - ha continuato - si tratta di capire come immaginare un suo utilizzo intelligente per il futuro, dentro una stagione in cui non avremo la pressione di una rottura totale delle relazioni come nella prima fase dell'epidemia. Lo smart working è uno strumento che può essere affinato e usato anche alla luce dell'esperienza messa in campo".