Domenica 17 Novembre 2024

Scoperta choc a Bologna, feti e resti umani nei barili industriali

Foto d'archivio

Un ritrovamento macabro, su cui ora gli investigatori stanno cercando di fare piena luce: feti e resti umani conservati all’interno di una dozzina di fusti gialli, etichettati con il simbolo dei rifiuti biologici speciali e ammassati in un capannone dell’area industriale di Granarolo, nel Bolognese. Una vicenda ancora da chiarire, sulla quale sta lavorando la squadra Mobile della polizia, coordinata dalla Procura di Bologna, che mercoledì sera è arrivata davanti a un magazzino di via dell’Artigianato dopo la chiamata di un ragazzo che solitamente recupera ferro e vecchi materiali dalle aziende della zona e si sarebbe accorto del contenuto dei bidoni prima di caricarli sul suo furgone.

I feti erano immersi in un liquido, trattati come rifiuti

I feti erano immersi in un liquido che potrebbe essere formaldeide e i fusti conservati nel magazzino di una ditta di trasporti, traslochi e smaltimento rifiuti. Gli investigatori, ipotizzando uno smaltimento illegale di rifiuti, perché così vengono considerati, hanno cominciato subito a contattare ospedali e le strutture sanitarie, tra i quali il Policlinico Universitario Sant’Orsola, e dai primi accertamenti è emerso che i barili proverrebbero proprio da una struttura universitaria di Bologna, una biblioteca di anatomia, che probabilmente li conservava per motivi di studio e di ricerca. Secondo quanto ricostruito, alcuni anni fa ci fu una ristrutturazione con sgombero dei locali ed è stato in quell’occasione che i contenitori furono trasportati nel capannone della ditta di traslochi, dove sarebbero rimasti fino a mercoledì scorso, quando il ragazzo si è accorto del contenuto.

Il titolare della ditta: "Tutto regolare, è roba di un museo"

«E’ tutto regolare, è roba di un museo, non c’è niente di nascosto», ha spiegato il titolare della ditta intervistato dal Tgr Rai Emilia-Romagna, aggiungendo di non aver assolutamente chiesto al giovane di smaltire i rifiuti. «Sono lì in magazzino da non so quanti anni e se avessi voluto liberarmene lo avrei fatto da tanto tempo», ha aggiunto. «Al momento le indagini in corso non consentono una valutazione piena e chiara dell’accaduto e sconsigliano di pronunciarsi, nel doveroso rispetto del lavoro svolto dagli inquirenti. Allo stesso tempo stiamo conducendo le opportune verifiche interne. Naturalmente io per primo ritengo indispensabile fare piena luce sulla vicenda e forniremo il pieno sostegno agli inquirenti», ha commentato il rettore dell’Unibo, Giovanni Molari. L’area, così come i fusti, dopo il sopralluogo dei vigili del fuoco del Nucleo Nbcr, è stata messa sotto sequestro, già convalidato dalla Procura che ipotizza provvisoriamente, in attesa di comprendere meglio i termini della vicenda, un reato legato all’illecito trattamento di rifiuti speciali, a carico del titolare del capannone, che potrebbe essere sentito per chiarire se fosse o meno a conoscenza del contenuto dei barili. Nel ricostruire a ritroso la catena degli eventi, soprattutto il perché i fusti con i feti siano finiti nel capannone dopo la ristrutturazione della biblioteca di anatomia, potrebbero essere accertate altre responsabilità, ma essendo passati tanti anni è possibile che eventuali reati siano prescritti.

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