Da Palermo a Modena: gestivano lo spaccio i nipoti di Scarantino, il falso pentito della strage di via D'Amelio
A capo dell’associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga che a Modena ha portato questa mattina a 19 misure di custodia cautelare ci sono i fratelli Gabriele, Andrea e Cristian Scarantino, ovvero i tre nipoti di Vincenzo Scarantino, il falso pentito della strage di via D’Amelio nella quale perse la vita il giudice Paolo Borsellino. Secondo le indagini di polizia di Stato e carabinieri, coordinati dalla Dda di Bologna, i tre sarebbero i promotori ed organizzatori dell’associazione con compiti di gestione e reclutamento dei sodali, individuazione dei fornitori, individuazione dei luoghi di stoccaggio dello stupefacente. L’ordinanza di custodia cautelare i carcere, che riguarda anche i tre fratelli, è stata emessa nei confronti di 20 persone, eseguite anche 45 perquisizioni domiciliari. Nel corso delle indagini condotte dalla procura di Modena sulla stessa associazione criminale, erano state arrestate 42 persone e sequestrati 18 chili di cocaina, 5 di eroina, 300 di hascisc, 92 di marijuana oltre a 230mila euro in contanti e sei pistole con munizioni. L'indagine, originata dalle risultanze acquisite dalla Squadra Mobile della Questura di Modena e dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Modena, ha consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza in relazione all’esistenza di un’associazione criminale, attiva quanto meno a partire dal 2018, dedita al traffico di sostanze stupefacenti. L'organigramma del sodalizio criminale, secondo gli inquirenti, è composto da un primo livello con a capo i tre fratelli, ritenuti promotori ed organizzatori dell’associazione, con compiti gestori e di reclutamento dei sodali, individuazione dei fornitori e dei luoghi di stoccaggio dello stupefacente, un secondo livello composto da partecipi, di varie nazionalità, con funzioni di rilievo nell’attività di supporto materiale e logistico all’associazione (gestione dello stupefacente e rapporti con i fornitori ed acquirenti), un terzo livello costituito da corrieri, magazzinieri e prestanomi che favorivano l’associazione e ne consentivano il funzionamento e un quarto livello, riconducibile a gruppi criminali dediti prevalentemente allo spaccio al dettaglio. L'organizzazione contava su una rilevante dotazione di materiale costituita da armi, pluralità di basi logistiche per la custodia di ingenti partite di sostanze stupefacenti, vetture (alcune delle quali modificate per le finalità di trasporto dello stupefacente) denaro, utenze e telefoni cellulari criptati. L'indagine, infatti, ha evidenziato come i consueti mezzi di investigazione, compresi i tradizionali metodi di intercettazione, seppur fondamentali nel lavoro degli inquirenti, venivano elusi dagli indagati, che prediligevano l’uso di piattaforme di comunicazione criptata. Proprio dalla complessa analisi di dette conversazioni, con la preventiva associazione tra i pin utilizzati e nome degli utenti, gli investigatori sono arrivati a un archivio di messaggi testo, foto, audio e chat attachment, cosa che ha consentito sia di identificare compiutamente alcuni utilizzatori sia di ricostruire a ritroso le attività illecite del gruppo. Nel corso delle attività d’indagine, anche condotte presso la procura di Modena, sono arrestate 42 persone e sequestrati 18 kg di cocaina, 5 kg di eroina, 300 kg di hashish, 92 kg di marijuana e 95 piantine della medesima sostanza, nonchè 230 mila euro in contanti e 6 pistole con relativo munizionamento.