Domenica 17 Novembre 2024

Barletta, ucciso per un coktail negato: arrestati i due presunti assassini

Un momento della fiaccolata per il 24enne Claudio Lasala, ucciso a Barletta

Pretendeva che gli pagasse un cocktail e non avrebbe sopportato un rifiuto. In un bar del centro storico di Barletta, nel cuore della movida a due passi dal duomo, un drink negato avrebbe scatenato l’ira di un giovanissimo e del suo amico. Calci, pugni e schiaffi e poi, fuori dal locale, una coltellata all’addome. In pochi minuti la vita di Claudio Lasala, 24 anni, aspirante carabiniere, è finita per aver detto no alla pretesa di uno sconosciuto, il 20enne Michele Dibenedetto, di pagargli da bere. Ma a sferrare la coltellata mortale sarebbe stato un amico di Dibenedetto, il 18enne Ilyas Abid. Entrambi ora sono in carcere con l’accusa di concorso in omicidio volontario aggravato dai futili motivi.

Identificati i responsabili

Alla loro identificazione i carabinieri di Barletta, coordinati dal procuratore di Trani Renato Nitti con il sostituto di turno Alessandro Pesce, erano già arrivati nelle prime ore dopo il delitto, avvenuto nella notte tra il 29 e il 30 ottobre. I video delle telecamere di videosorveglianza interne ed esterne al bar avevano immortalato tutte le fasi del violento litigio: la colluttazione tra Dibenedetto e Lasala dopo un breve scambio di battute e qualche spintone, poi lo scontro proseguito fuori, nella piazzetta di fronte al bar. I due che continuavano a picchiarsi e il 18enne, che aveva assistito a tutto il litigio, arrivato in soccorso dell’amico con un coltello raccolto dal bancone del bar e usato per ferire mortalmente Lasala all’addome. Poi la fuga a piedi dei due aggressori, nelle stradine del centro storico, mentre passanti e testimoni soccorrevano il 24enne. Inutile la corsa in ospedale. Lasala è stato operato d’urgenza ma è morto all’alba di sabato.

La svolta nelle indagini grazie a video e testimonianze

Gli investigatori si sono messi subito sulle tracce dei due, già noti perché con denunce pendenti per reati di droga. I video e la conferma arrivata da almeno quattro testimoni oculari dell’aggressione, hanno consentito in pochissimo tempo di ricostruire movente e dinamica e poi anche di dare un nome e un volto ai presunti assassini. Le ricerche sono andate avanti per quasi 48 ore. Dibenedetto è stato rintracciato e sottoposto a fermo, poi portato in cella. Abid è stato fermato all’esterno del carcere di Trani dove, accompagnato dal suo difensore, l’avvocato Gerardo Matera, stava andando a costituirsi spontaneamente, stando a quanto riferito dallo stesso legale. Abid e Dibenedetto dovranno difendersi dall’accusa di omicidio volontario aggravato. L’aggravante dei futili motivi si fonda sulla causa scatenante del litigio, così come fino a questo momento ricostruito dai racconti dei testimoni. «Un diverbio pretestuoso - si legge negli atti - insorto tra Dibenedetto e Lasala, legato alla pretesa del primo di farsi offrire da bere dal secondo». Diverbio al quale avrebbe assistito anche il 18enne, la cui reazione con il gesto di afferrare in coltello e uscire armato dal locale, sarebbe stata «incitata» dall’amico, che nel frattempo era stato separato dalla vittima grazie all’intervento di altre persone che erano in quel momento nel bar. Una volta fuori, poi, la colluttazione sarebbe ripresa ancor più violenta fino all’accoltellamento mortale.

I presunti assassini già interrogati dal pm

I due presunti assassini resteranno in carcere, dove sono stati già interrogati dal magistrato, in attesa di comparire dinanzi al giudice per l’udienza di convalida del fermo. Dibendetto avrebbe ammesso il litigio con la vittima, negando però un coinvolgimento nell’omicidio. La coltellata che ha ucciso Lasala, cioè, sarebbe stata una autonoma iniziativa del suo amico. Abid, invece, per il momento si è avvalso della facoltà di non rispondere. Intanto a Barletta l’indignazione è scesa in piazza, ieri sera, con un corteo silenzioso nelle strade del centro storico, tra palloncini bianchi lasciati volare in cielo e striscioni per dire «stop alla violenza».

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