Un «tutore» per la «Bersagliera». Gli «ermellini» della Cassazione hanno infatti convalidato il decreto di apertura dell’amministrazione di sostegno per Gina Lollobrigida, l’attrice 94enne protagonista di decine di film, compresi quelli con cast hollywoodiano.
A promuovere l’azione legale, a tutela del patrimonio della diva italiana più conosciuta al mondo insieme a Sofia Loren, è stato il figlio Andrea Milko Skofic (64 anni), con il quale i rapporti sono sempre stati difficili. È lui che ha chiesto all’autorità giudiziaria di Roma di mettere i beni di sua madre in mani sicure. Anzi Skofic aveva chiesto la «tutela» anche per la gestione ordinaria della vita di sua madre. I giudici hanno ritenuto che «Lollo» è in grado di prendere da sola le sue decisioni per la vita quotidiana, ma non quelle che riguardano la gestione di soldi, società, immobili. Pur escludendo una situazione di «infermità mentale derivante da patologie psichiatriche», i periti medici hanno evidenziato - in quella che fu la «donna più bella del mondo» e che da sex symbol mediterraneo seppe riciclarsi nei panni della fatina del Pinocchio tv di Luigi Comencini - «un indebolimento della corretta percezione della realtà» e uno stato di «vulnerabilità» che rende «possibile l’altrui opera di suggestione».
Insomma, è reale il rischio di finire raggirata da persone senza scrupoli che mirano ai suoi beni, e sono in corso processi penali proprio contro chi si sarebbe approfittato di lei. «Amareggiata ma non rassegnata»: così dalla sua villa romana sull'Appia Antica, la combattiva «Lollo» - che è stata testimonial della vaccinazione contro il Covid - parla della decisione della Suprema Corte. Questo almeno il commento riferito dal suo legale di fiducia, l’avvocato Filippo Maria Meschini, con il quale la Lollobrigida, nata a Subiaco nel 1927 e cresciuta a Roma sotto l’occupazione nazista e i bombardamenti americani, si è sfogata anche con toni più vicini alla sua famosa verve di donna indipendente.
Per l’attrice, che iniziò la sua carriera nel 1947 a Miss Italia che quell'anno spianò la carriera per Lucia Bosè, Gianna Maria Canale, Silvana Mangano ed Eleonora Rossi Drago, il verdetto che le impone il tutore è «lesivo» della sua dignità. Lo scorso anno aveva anche informato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella - tramite il suo addetto stampa - lamentandosi di questa sua situazione per cui è trattata da «incapace». Ma sarà difficile, se non impossibile, voltare pagina. «Non sussistono ulteriori pendenze giudiziarie per contestare la fondatezza di quanto stabilito dalla Cassazione», ammette il legale della «Lollo».
Lei tiene botta e si dedica alla sua passione per l'arte come quando era studentessa all’Accademia di Belle arti a Roma, fiera di trovare acquirenti per i suoi bozzetti. Ha fatto un ritratto anche a Fidel Castro, suo estimatore che l’ha voluta ospite a Cuba. Donna dalle cento vite - ambasciatrice Unicef, fotografa, scultrice, per lei c’è una stella nella Walk of Fame di Hollywood -, partì nel 1950 per gli Stati Uniti dopo avere ricevuto l’offerta di lavorare per il produttore miliardario Howard Hughes, ma quella prigione dorata non fa per lei e torna in Italia. Dove lavora con Luigi Zampa, Mario Monicelli, Steno, Pietro Germi. In Francia è a fianco del mito Gerard Philipe in «Fanfan la Tulipe» e sfonda anche oltralpe. Sean Connery, Yul Brynner, Tony Curtis, sono stati suoi partner. Ma è con Vittorio De Sica - «con lui ho capito cosa fosse il vero cinema» - che diventa immortale nella Bersagliera di «Pane, Amore e Fantasia» diretto da Comencini nel 1953.
Tempi lontani e splendidi. L’agenda di questi giorni segna che il prossimo 16 novembre ci sarà l’udienza del processo per circonvenzione di incapace nei confronti dell’ex giovane factotum Andrea Piazzolla, che gestiva i beni della Lollobrigida. Pare che ci siano ammanchi milionari e tanti oggetti preziosi - si parla di 350 beni di proprietà dell’anziana attrice - messi in vendita presso case d’aste tramite un intermediario, Antonio Salvi, anche lui finito a giudizio.
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