Sabato 16 Novembre 2024

Messina, arrestati 3 imprenditori per maxibancarotta: in manette anche il "re delle 488" Augusto Reitano

Tre imprenditori di origini siciliane sono stati arrestati dai finanzieri del comando provinciale della guardia di finanza di Messina per una maxi bancarotta fraudolenta. Si sta procedendo anche al sequestro preventivo di una società e di provviste finanziarie per un valore complessivo superiore a 1,5 milioni di euro. Tra gli arrestati anche Augusto Reitano, “il re delle 488” per la sua capacità di saper ottenere finanziamenti pubblici per le sue imprese. Le indagini dirette dalla procura di Messina, attraverso accertamenti contabili, bancari, escussione di diverse persone a vario titolo informate sui fatti, intercettazioni, nascono dal dissesto della N.C. s.r.l. di Messina, operante nel settore della fabbricazione di apparecchi per telecomunicazioni, dichiarata fallita dal tribunale di Messina nel marzo 2017. Secondo l'accusa esisteva un modus operandi, finalizzato al sistematico fallimento di imprese appartenenti all’ampio e noto gruppo societario, a beneficio di altre società in bonis. Un gruppo di imprese che si è sviluppato nel tempo, a partire dai primi anni 2000, e costituito da numerose compagine societarie operanti in svariati settori economici eterogenei: dalla costruzione e gestione di alberghi e villaggi turistici nel settore luxury, alla ristorazione, allo sviluppo di attività pubblicitarie sino all’attività di trasporto aereo e marittimo. Sono state analizzate le vicende societarie anche risalenti ad oltre un ventennio, focalizzavano l’attenzione investigativa su una singolare operazione economico-finanziaria, per circa 8 milioni di euro, attinente un credito vantato dalla fallita N.C. s.r.l. nei confronti di una sua società partecipata, la AD N. s.r.l., attiva nell’ideazione di campagne pubblicitarie, poi svalutato, in momenti successivi, risalenti al 2007 e 2014, e connesso incremento, ritenuto fittizio, del valore della partecipazione detenuta dalla fallita nella seconda società. Da qui le contestazioni di bancarotta e di false comunicazioni sociali: l’operazione complessivamente intesa risultava meramente strumentale, finalizzata ad occultare la perdita di esercizio che sarebbe dovuta scaturire dalla svalutazione del credito, di contro mostrando ai creditori una solidità e floridità patrimoniale ed economico – imprenditoriale della fallita N.C. s.r.l. di fatto inesistente. Lo stesso modus operandi è stato documentato anche rispetto ad un’altra società, la M.G. s.r.l. di Melilli, in provincia di Siracusa, attiva nel settore turistico, pure partecipata dalla fallita N.C. s.r.l., e sono emerse plurime cessioni di partecipazioni societarie e crediti, ritenute fittizie, ovvero come, sempre al fine di presentare alla business community una situazione patrimoniale non rispondente al vero, i soggetti oggi tratti in arresto omettessero di indicare in bilancio, alla voce concernente i debiti tributari e previdenziali, il reale ammontare del debito complessivo: tra gli altri, in un caso iscrivendo solo 2,5 milioni di euro in luogo degli oltre 4 milioni di euro, in altro caso addirittura omettendo di effettuare qualsiasi iscrizione rispetto ad una cartella esattoriale pari ad oltre 25 milioni di euro. Ai tempi in cui la fallita N.C. s.r.l. si trovava già in situazioni di sofferenza finanziaria, erano state effettuate ulteriori e numerosissime operazioni distrattive, senza alcuna garanzia di restituzione, a beneficio non solo della AD N. s.r.l., ma anche, tra le altre, di due distinte società appartenenti al medesimo gruppo societario, attive nel settore immobiliare, pure fallite negli anni 2015 e 2016, la P.I s.r.l. e la A.I. s.r.l., rispettivamente con sede a Siracusa e a Roma. Con le stesse finalità, venivano appostate in bilancio, sempre secondo ipotesi d’accusa, anche passività inesistenti, riferibili ad un’ennesima società appartenente al medesimo gruppo, la Q. s.r.l. di Roma, attiva nel settore della costruzione di edifici. Dall'indagine è emerso un sistema di maxi bancarotta che andava avanti da circa 20 anni e che vedeva a capo Augusto Reitano, 59 anni, oggi destinatario della custodia cautelare in carcere, di origini messinesi ma attivo anche sulle piazze di Roma e Milano. Per gli inquirenti era il "reale deus ex machina dell’ampio gruppo societario oggetto d’indagine". Un notissimo imprenditore del panorama siciliano e nazionale, in alcune cronache indicato, per pregresse vicende, come “il re delle 488”, per la sua capacità di saper ottenere fondi pubblici a favore di sue imprese e che, nel corso degli anni, si è reso protagonista di molti fatti di "bancarotta fraudolenta, correlabili ad entità patrimoniali di assoluto rilievo, relativi ad attività di impresa svolte con finalità non imprenditoriali, bensì secondo logiche distrattive improntate alla totale assenza di trasparenza, in danno dell’Erario e dei creditori". Proprio sulla sua “lucida professionalità e scaltrezza” ha focalizzato l’attenzione il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Messina, sottolineando la convergenza indiziaria in ordine all’aver gestito “tramite prestanomi, esecutori delle sue direttive, una vasta e ramificata attività delittuosa, protrattasi nel tempo e caratterizzata dalla peculiare capacità di avvalersi di un numero rilevante di società, alcune delle quali in essere sul mercato”. Dalle intercettazioni, un prestanome affermava, in maniera inequivoca “…io ero amministratore…ma io non è […] non è che ho fatto l’amministratore mai, perché non ho nessun…nemmeno una lira io ho mai toccato, mai un soldo…”; analogamente terzi soggetti, sempre riferendosi al dominus R.A. cl. 62 “…molto probabilmente sta capendo che alla fine è lui che ha fatto sempre questi amministratori, queste cose e quindi pensava di rimanere indenne […]”…le cose sono sempre riconducibili a lui e che quindi lui comunque le sue rogne ce le avrà sempre […]”. Ai domiciliari sono finiti Gabriele Reitano 66enne, fratello di Augusto, rintracciato a Milazzo, e Cristoforo Oliveri 70enne, individuato a Valguarnera Caropepe, entrambi ritenuti dagli inquirenti "teste di legno". Il Giudice del Tribunale di Messina, aderendo alla richiesta formulata dalla locale Procura, ha disposto anche il sequestro della società AD N. s.r.l., con sede a Roma, nonché di provviste finanziarie pari a 1,5 milioni di euro, nei confronti di due distinte società, rispettivamente con sede a Roma e Modena ed attive nei settori della compravendita immobili e nella costruzioni di edifici, beneficiarie delle provviste finanziarie distratte dalla fallita N.C. s.r.l..

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