Bimbo morto giù dal balcone, lo strazio della madre: "Pietà per lui. Non pubblicate sue foto"
«Per piacere non pubblicate più fotografie di mio figlio, né video»: a lanciare l’appello alla stampa e alle tv è Carmela, la mamma di Samuele, il bimbo morto a Napoli precipitando dal balcone della sua abitazione al centro della città, e la cui dinamica è al vaglio degli investigatori (è stato effettuato il fermo di un 38enne per omicidio). Distrutti dal dolore i genitori del bimbo; la mamma chiede 'pietà' per il suo piccolo, e chiede agli organi di informazione di non pubblicare le sue fotografie. Nel corso dell’omelia per la celebrazione di San Gennaro l’arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia, ha riferito di essersi recato ieri sera a casa dei genitori di Samuele. «Ho davanti agli occhi il dolore dei suoi genitori - ha detto Battaglia - sentivo il bisogno di abbracciare Carmen e Giuseppe. Mi fermo un attimo - ha aggiunto rivolgendosi ai fedeli in Cattedrale - perché a tutti voi stamattina chiedo per questi genitori, giovani, una preghiera, hanno bisogno di questa preghiera e della nostra vicinanza».
Fermato il domestico
Ieri un provvedimento di fermo è stato emesso dalla Procura nei confronti di un uomo di 38 anni, Mariano Cannio, incensurato, ritenuto gravemente indiziato dell’omicidio volontario del piccolo. Il provvedimento dovrà essere convalidato dal giudice (l'udienza si terrà lunedì alle 9,30) ma gli inquirenti considerano importanti gli indizi raccolti, così come un video, che in serata ha cominciato a circolare sui social, in cui viene ripreso proprio il bambino che parla, forse poco prima della tragedia. «Io ti butto giù», è la frase che ripete Samuele nel video, apparso dapprima su Tik Tok, per poi essere condiviso su altre piattaforme. Parole che alla luce dei fatti sono ora al vaglio degli investigatori e che il bambino potrebbe aver ripetuto dopo averle sentite da un adulto. Come quelle pronunciate poco dopo: «Perché tu sei una 'lotà» (termine dialettale dispregiativo, ndr). Il video si conclude con Samuele che di colpo non parla più, come per non farsi ascoltare da qualcuno verso cui volge lo sguardo. L’uomo fermato è un collaboratore domestico, molto conosciuto nella zona, sia perché risiede nel quartiere, sia perché presta la sua opera in favore di diverse famiglie nelle cui abitazioni ha accesso godendo della loro fiducia. La sua viene descritta dai conoscenti come una personalità particolare, dal carattere chiuso. Ma nessuno si spinge a indicarlo come un potenziale assassino. Al momento della tragedia la mamma del piccolo Samuele, incinta all’ottavo mese, si era allontanata dalla stanza dove era il figlio. In casa c'era anche Cannio, intento a sbrigare le faccende domestiche. Interrogato dagli inquirenti, è stato lo stesso 38enne ad ammettere di trovarsi su quel balcone e di aver preso in braccio il piccolo Samuele, negando però di averlo deliberatamente scaraventato giù dal balcone. L’uomo ha detto di soffrire di disturbi della psiche e di non saper spiegare come sia precipitato il bambino, negando comunque ogni ipotesi dolosa.