Dopo il flop del primo settembre quando le iniziative contro l’obbligo del green pass sui treni andarono pressoché deserte, oggi il popolo del «No» è tornato in piazza. Ma il risultato è simile: poche centinaia di persone a cortei e sit in organizzati in oltre cento città.
A Roma, Milano e Torino, così come in altri capoluoghi, si sono ritrovati per una nuova giornata di proteste. Iniziative che arrivano nel giorno in cui anche la Chiesa, per bocca del cardinale Pietro Parolin, fa sentire la sua voce condannando qualsiasi forma di azione violenta e ribadendo che vaccinarsi «è un atto di responsabilità». Sulla carta dovevano essere 120 le città in cui erano state programmate iniziative contro l’uso obbligatorio del certificato verde. Eventi monitorati con attenzione dal Viminale, che teme azioni violente di lupi solitari, anche alla luce di quanto emerso dall’indagine della Procura di Milano che in settimana ha disposto perquisizioni nei confronti di otto soggetti pronti, a dire degli inquirenti, a blitz in occasione della manifestazione in programma a Roma.
Proprio nella Capitale, in piazza del Popolo, erano circa 400 le persone presenti. Tra loro anche Giuliano Castellino, storico leader dell’estrema destra romana e di Forza Nuova. In piazza scanditi slogan contro il pass, giornalisti e governo. A Torino si sono vissuti alcuni momenti di tensione quando il corteo ha deviato il suo percorso: sono volati alcuni calci e spintoni all’indirizzo delle forze dell’ordine presenti, che non hanno potuto impedire l’ingresso del corteo nella via ma la calma si è ristabilita dopo pochi minuti.
A Milano nel corso del corteo che ha attraversato il centro slogan del tipo «Siamo il popolo», «Giù le mani dai bambini», ma anche «Milano non si piega» e «Libera l’università». Tra i manifestanti anche il senatore Gianluigi Paragone, candidato sindaco nel capoluogo meneghino con Italexit. «È la prima volta che vengo a Milano ma la fame di diritti è la stessa di altre città. Oggi è l’11 settembre e quelle libertà sono minacciate dall’ipocrisia sul green pass», ha affermato.
Anche per questo sabato l’organizzazione delle manifestazioni è avvenuta con il «passaparola» attraverso i social network e Telegram, il servizio di messaggistica dove sono attivi molti canali della galassia antivax finiti all’attenzione anche di alcune procure. Il gruppo «Basta dittatura», che conta oltre 42 mila contatti, resta punto di riferimento della galassia del popolo del No. Nella chat si invitano le forze dell’ordine a non ostacolare le proteste. «Non siate complici di questa dittatura oligarchica - si afferma in un messaggio -, unitevi al popolo». Ma contro la violenza si è schierato il cardinale Parolin. «Non capisco perché ci si debba imporre con la violenza davanti a queste cose: l’unico modo per uscire da questa situazione è parlarsi, dare le motivazioni per cui è opportuno vaccinarsi quale soluzione alla pandemia. Certo - ammette - è una via lunga che richiede pazienza, soprattutto di fronte a derive violente che io non capisco».
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