Per i lavoratori che non hanno il green pass pausa pranzo di fatto vietata negli spazi interni aziendali e così il panino si consuma dove si può, su una sedia di fortuna sotto il sole o anche seduti per terra. Accade a Piacenza, in un magazzino di Ikea, come denunciato dai sindacati che chiedono non solo una tensostruttura per far sì che si mangi in modo più dignitoso ma anche un camper vaccinale con cui magari convincere anche chi finora non si è voluto o non si è potuto vaccinare per il Covid.
L’episodio è segnalato dal quotidiano piacentino Libertà, che pubblica una foto dello spazio con alcune sedie all’esterno riservate a chi non ha il green pass e anche uno scatto di alcuni lavoratori che, seduti per terra, mangiano il loro pranzo. Nel magazzino, un deposito centrale del colosso svedese, un punto logistico che serve i negozi, c’è divieto di sosta a consumare cibo negli spazi aziendali - comprese le aree break - per chi non è in possesso del green pass. Dentro si può prendere il caffè ma non sostare, neppure - ad esempio - per mangiare una merendina. Da un paio di mesi inoltre in mensa ogni dipendente è impegnato a sanificare da sé il posto in cui consuma il pasto.
«Il ministero impone il green pass nei luoghi dove c'è somministrazione, e l’azienda ha esteso l’interpretazione in maniera restrittiva, poi ha ridotto l’orario di ingresso in mensa, prima di tre ore, dalle 11 alle 14, ora di un’ora, dalle 12 alle 13», spiega Salvatore Buono, che per la Cisl segue il settore logistico. I dipendenti, fra diretti e somministrati, sono fino a 1.200 e secondo stime del sindacato meno della metà è vaccinato. Non necessariamente perché siano tutti no vax. Molti addetti, si spiega, sono di origine straniera e potrebbero essere poco informati o propensi alla prenotazione. Di qui l'idea del sindacato di portare un camper vaccinale fuori del magazzino. Inoltre, aggiunge Buono, «per chi non ha il green pass chiediamo una tensostruttura per far mangiare le persone in modo più dignitoso».
L’azienda avrebbe risposto che si sta organizzando. Nei giorni scorsi la questione green pass e accesso alle mense aveva fatto discutere non solo in relazione alle forze dell’ordine ma anche in diverse aziende. Alla Hanon del Torinese, dove era stato annunciato uno sciopero, l’obbligo di certificato verde per la mensa era stato poi ritirato. I lavoratori Electrolux del Trevigiano hanno definito una «grave violazione delle norme igienico sanitarie» la fruizione non regolata dei pasti in giardino. Alla Suba Seeds (Sygenta), eccellenza romagnola di Longiano (Forlì-Cesena), è stato introdotto obbligo di green pass, non solo per la mensa. E per i lavoratori sprovvisti il tampone è a proprio carico, detratto dallo stipendio. I sindacati chiedono regole chiare, altrimenti, denunciano «è il Far West».
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