"Con la zona gialla cambia poco per noi ristoratori, con le regole attuali in arancione invece dovremmo chiudere e questo non ha senso considerato che intanto è stato introdotto il green pass. Serve una via d'uscita, la soluzione è il vaccino e se proprio bisogna chiudere lo si faccia con le attività che chiedono il green pass, quello della doppia vaccinazione non certamente quello di 48 ore rilasciato col semplice tampone". Lo dice il presidente della Fipe di Palermo, Antonio Cottone, commentando l'eventuale ingresso della Sicilia in zona "gialla". "Abbiamo fatto di tutto in questi mesi pur di mandare avanti le nostre attività, abbiamo fatto vaccinare i dipendenti, chiediamo il green pass ai clienti, sanifichiamo gli ambienti - aggiunge Cottone - Ora il rischio è che tutto venga vanificato, in una fase di crisi economica permanente, con molte imprese che ce la stanno mettendo tutta per resistere". "Siamo preoccupati, l'ingresso in zona gialla della Sicilia non cambia di molto la situazione ma va fatta la giusta comunicazione, al momento invece noto toni allarmistici che mettono paura alla gente innescando disdette e mancate prenotazioni. Il tema vero sono le regole, la zona 'arancione' prevede la chiusura: ma ora che c'è il green pass chiudere significherebbe dare il messaggio che la vaccinazione è inutile. Chi ha fatto la doppia vaccinazione deve avere la possibilità di poter vivere, fermo restando la libertà di chi decide di non vaccinarsi. E poi, è giusto mandare in cassa integrazione quei dipendenti che rispettando le indicazioni hanno fatto il vaccino?". Così Doriana Ribaudo, ristoratrice a Palermo, commentando l'imminente ingresso in zona 'gialla' della Sicilia.